Dopo sette anni di latitanza Nikolaos Liarakos è finito nella rete della Dda di Catanzaro. La cocaina arrivava dalla Colombia e veniva poi trasportata su gomma per essere distribuita nelle piazze di spaccio della Sibaritide (ASCOLTA L'AUDIO)
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Quando l'hanno arrestato stanotte in Germania Nikolaos Liarakos, alias Ilir Pere, aveva una pistola con il silenziatore innescato. Due evasioni alle spalle e una lunga esperienza nel narcotraffico internazionale.
Due evasioni e la latitanza
Era stato arrestato nel 2008 in un blitz della Guardia di Finanza di Catanzaro ma poi evaso la prima volta nel 2010 quando si trovava agli arresti domiciliari a Messina e successivamente dal carcere romano di Rebibbia nel 2016. Da sette anni latitante, secondo quanto riferito dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, si era stabilito in Germania ed è qui che questa notte è stato arrestato armato di pistola.
Il broker in fuga
Liarakos assieme a Fisnik Smajlaj è ritenuto rifornitore abituale dell'associazione dedita al narcotraffico transnazionale disarticolata questa notte nell'ambito dell'operazione denominata Gentleman 2 coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro con la preziosa collaborazione di organismi internazionali che hanno consentito la creazione di squadre investigative comuni. Il broker arrestato oggi per la terza volta, secondo la ricostruzione degli investigatori, avrebbe pianificato le importazioni di sostanze stupefacenti dal Sudamerica mantenendo contatti diretti con i rifornitori e contrattando il prezzo.
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Mandato di cattura europeo
«Il pericoloso latitante evaso dal carcere di Rebibbia - ha precisato il procuratore Nicola Gratteri - doveva scontare una pena a 28 anni. Proprio per questo, il procuratore generale, Giuseppe Lucantonio, ha firmato un mandato di cattura europeo per l'esecuzione della precedente ordinanza cautelare ma il latitante adesso dovrà rispondere anche di altre due contestazioni di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacente: una per l'Italia, per Catanzaro, e un'altra per il Belgio».
Il pizzino
Secondo quanto emerso nel corso della conferenza stampa, il traffico di stupefacenti veniva gestito da un prezziario decodificato dai militari della Guardia di Finanza. Durante le perquisizioni è stato rinvenuto un pizzino su cui sono annotate diverse informazioni: «Questi documenti ci danno la contabilità della filiera del narcotraffico, cioè il costo che all'ingrosso viene corrisposto per l'approvvigionamento dello stupefacente e, in particolare, dalla cocaina dalla Colombia» ha precisato il comandante del Nucleo economico finanziario della Guardia di Finanza di Catanzaro, Daniele Tino.
La filiera della droga
«Si parte da un prezzo di acquisto in montagna, poi lo stupefacente viene confezionato, trasportato fino al porto e poi viene stivato nelle navi. Il prezzo finale al chilogrammo è di 5.500 euro». Il prezzo di acquisto dello stupefacente in montagna ammonta a 2.500 euro al chilo, 500 euro per il trasporto fino al porto, 1.000 euro per apporre il timbro sulla panetta: 5.500 euro è il prezzo finale. Nel pizzino sequestrato dalla Guardia di Finanza vi è anche il calcolo dei margini di profitto ottenuti dalla vendita di 50 pacchi: 275mila euro.
Business appetibile
«Naturalmente, la droga viene poi importata - ha proseguito il colonnello Tino - ed esfiltrata in Europa attraverso i successivi passaggi di taglio e di distribuzione in tempi rapidissimi con guadagni enormi che spiega il perché questo business sia così appetibile. All'esito delle indagini oltre alle 25 misure cautelari, abbiamo eseguito sequestri per 3,8 milioni di euro su innumerevoli beni». Si tratta, in particolare, di 42 terreni, 6 fabbricati, 34 autoveicoli e 7 motoveicoli. Sequestrate, inoltre, 7 società e 4 ditte individuali tutte localizzate in provincia di Cosenza operanti nei settori degli autotrasporti, edile e dell'ortofrutta.
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Il trasporto in Calabria
Proprio le società di autotrasporti, divenute oggi oggetto di sequestro, sarebbero state utilizzate dalla presunta organizzazione per il trasporto su gomma dello stupefacente che giunto in Germania veniva poi distribuito nelle piazze di spaccio della Sibaritide. I sigilli sono scattati, particolare, nei confronti della ditta di autotrasporti riferibile ad Alessandro Forastefano. «La Guardia di Finanza è particolarmente attiva nelle indagini di natura patrimoniale - ha precisato Antonio Quintavalle Cerere, comandante dello Scico - perché attraverso il sequestro di beni e società si colpiscono alla radice queste organizzazioni dedite al traffico di stupefacenti».