«Siete l’emblema, siete un simbolo, siete l’essenza della nostra istituzione. Siatene fieri, siate all’altezza del compito che vi attende». Da comandante a militare, ma soprattutto da carabiniere a carabiniere. Il generale Riccardo Galletta, comandante interregionale Culqualber di Sicilia e Calabria, omaggia con parole dense d’orgoglio i nuovi Cacciatori. Riceve i loro onori, e rende loro onore, nella base del Gruppo operativo Calabria, a Vibo Valentia, dove nel 1991 nacque una delle unità d’élite della Benemerita, tra le più conosciute, ambite e amate.

«È un ritorno alle origini», spiega il generale, perché proprio qui, in Calabria, a Vibo, tutto ebbe inizio, nell’epoca dell’Anonima calabrese e degli ostaggi della ’ndrangheta da salvare dalla prigionia negli anfratti più remoti dell’Aspromonte. «Quasi contemporaneamente – rammenta Galletta – nacque anche in Sardegna», per contrastare i rapimenti dell’Anonima sarda. Nel 2017 la nascita dello Squadrone in Sicilia e, ancor più recentemente in Puglia.

Affiancato dal comandante della Legione carabinieri Pietro Salsano, il generale Galletta passa in rassegna i militari in picchetto, nel giorno in cui, terminato l’addestramento, i nuovi cacciatori ricevono il basco rosso e diventano, di fatto, operativi. Addestrati per essere i migliori, fisicamente, mentalmente, ma anche umanamente, ricevono il basco rosso, una vigorosa stretta di mano ma anche un gesto d’affetto dal generale Salsano: «Questi militari sono un motivo d’orgoglio per il nostro Corpo, ma anche per le istituzioni italiane – dice l’alto ufficiale – Fanno parte di reparti che sono davvero speciali, perché preparano anche intellettivamente a quello che sarà il loro compito, ovvero servire il cittadino e lo Stato nei contesti più ostili, prendendosi cura della squadra stessa, che ogni giorno deve portare a casa la pelle. Faccio a loro davvero i miei più sinceri complimenti».

Dai vertici provinciali di carabinieri, polizia e guardia di finanza, al prefetto, al sindaco, al vescovo, al procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio, il freddo pungente e la pioggia non ferma la nutrita rappresentanza istituzionale ad una cerimonia dal profondo significato: la continuità e la rigenerazione di un’unità speciale laddove tutto è nato.