VIDEO | Non si placano le polemiche sulla rimozione delle insegne. Trifoli: «Non si misura così il grado di accoglienza». E i cittadini si dividono
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Mentre le luminarie sono pronte ad accendersi per la festa di San Cosma e Damiano, a tenere banco a Riace tra la fiera in allestimento è la polemica sulla nuova cartellonistica dedicata ai santi medici, che ha rimpiazzato le storiche insegne di benvenuto sul tema dell’accoglienza. Il sindaco Antonio Trifoli non ci sta, respinge le accuse di sgarbo al suo predecessore e parla di scelta politica.
«Nessuno sgarbo o dispetto a Lucano – ha precisato il primo cittadino – abbiamo volute celebrare il 350esimo anniversario dell’arrivo delle reliquie dei santi medici con un’apposita cerimonia. L’accoglienza? Non sarà un cartello a stabilire il grado di accoglienza di un paese – ha osservato Trifoli – ma la nostra idea di sviluppo è un’altra».
A benedire la nuova segnaletica anche il parroco don Gianni Coniglio, finito involontariamente nelle scorse settimane al centro di una vera e propria guerra delle campane. «Riace è soprattutto il paese dei santi Cosma e Damiano – ha affermato il presule - poi anche dei bronzi e dell’accoglienza, che non esiste solo a Riace».
Intanto sul nuovo marchio impresso dai nuovi amministratori al paese i cittadini si dividono con pareri contrastanti sul tema. «Per me Riace è soprattutto la festa di San Cosmo – ci dice una signora emigrata in Australia e tornata appositamente per la ricorrenza – un evento che porta Riace centinaia di persone». Altri preferiscono non tagliare i ponti con il passato, senza tuttavia dimenticare la tradizione. «I cartelli sull’accoglienza? Si potevano tenere – sostiene un cittadino impegnato nell’allestimento della baracca in vista della festa – piuttosto che sostituire avrei aggiunto altri cartelli in onore dei nostri santi, mantenendo quelli già esistenti». A Lucia invece, lucaniana convinta, la mossa di Trifoli non è andata giù. «Riace è il paese dell’accoglienza, non c’entrano nulla i santi – ha rimarcato - loro dovrebbero stare in chiesa piuttosto che su un segnale stradale».