«La 'ndrangheta ha attività in Costa Azzurra», con questo virgolettato, che focalizza subito l’attenzione sulle ramificazioni della mafia calabrese in Francia, il settimanale Charlie Hebdo titola la sua intervista al procuratore di Catanzaro, motore con il resto della Dda del processo Rinascita Scott che si sta svolgendo a Lamezia Terme.

Il periodico transalpino, noto per le sue vignette satiriche che costarono la vita a dodici persone nel sanguinoso attentato di matrice islamista del 2015, riconosce immediatamente a Gratteri il merito di combattere la ‘ndrangheta come forse mai è stato fatto prima: «Dobbiamo a lui il maxiprocesso», spiega nelle prime righe Antonio Fischetti, che firma l’intervista. Nell’incipit non manca il riferimento ai simboli della guerra alla mafia.

«Questo magistrato – si legge nell’articolo - combatte contro le mafie da più di trent'anni. Ed è un lavoro pericoloso in Italia. Coloro che dichiararono guerra alla mafia siciliana, Cosa Nostra, pagarono con la vita: il giudice Giovanni Falcone, ucciso da quasi 600 kg di esplosivo nel 1992, e il giudice Paolo Borsellino, pochi mesi dopo. Nicola Gratteri è il nemico numero 1 per i mafiosi, ma un eroe nazionale per l'intera popolazione, che sogna di eliminarli».

«Come è arrivato a questa azione senza precedenti contro la 'ndrangheta?», gli chiede il giornalista.
«La mafia è ovunque in Calabria - risponde Gratteri -, ma quando sono entrato in carica al Tribunale di Catanzaro, nel 2016, ho visto che c'erano molte indagini infruttuose sulle famiglie mafiose della provincia di Vibo Valentia, e le ho riunite. Poi sono andato a Roma, perché un importante mafioso che era in carcere, Andrea Mantella, voleva vedermi. Prima abbiamo parlato degli otto omicidi che aveva commesso, e poi abbiamo parlato del resto. È iniziato così. All'inizio c'era solo un piccolo gruppo di carabinieri, poi 200 uomini hanno lavorato a queste indagini, e questo ha portato agli arresti di massa del 19 dicembre 2019».

Fischetti mette poi l’accento sul fatto che Rinascita Scott abbia colpito anche notabili e politici. «Fa parte della sua strategia per eliminare la mafia calabrese?», chiede al procuratore.
«Se la 'ndrangheta esiste – risponde il procuratore -, è anche perché i centri del potere politico e amministrativo usano violenza, minacce e paura. Per questo, hanno bisogno dei mafiosi, che sono presenti sul territorio 365 giorni all'anno».

Nell’intervista, come accennato all’inizio, ci sono anche riferimenti alle ramificazioni della ‘ndrangheta in Francia, a conferma che la mafia calabrese domina in tutta Europa e non solo, soprattutto se si considera il suo primato globale sul narcotraffico internazionale.