VIDEO | L'uomo aveva diversi problemi al cuore ma la commissione medica aveva portato la percentuale di invalidità dal 74 al 60%. Gli amici: «Era sconvolto»
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Alfredo Pagano è affranto. Il suo amico di infanzia Giuseppe Cauteruccio non c'è più e lui lo ha appreso dai social, nemmeno il tempo di darsi l'ultimo addio. Alfredo e Giuseppe sono di Diamante e sono cresciuti insieme, tra i vicoletti della cittadina tirrenica intrisi di arte e cultura e sognavano grandi cose. Alfredo ce l'ha fatta, è diventato un affermato operatore televisivo, passione ereditata da papà Mario, Giuseppe, invece, è morto a 49 anni dopo una vita di sofferenze atroci. Si è spento il 31 marzo marzo scorso dopo aver perso la pensione di invalidità all'esito di una visita medica dell'Inps a cui si era sottoposto soltanto 15 giorni prima. «Questo è stato l'ultimo grande dolore - ha detto Alfredo - che l'ha turbato profondamente». Giuseppe aveva avuto sei infarti in dieci anni e, com'è risultato dopo la sua morte, aveva due vene del cuore otturate. Per questo ora i familiari e gli amici hanno deciso di presentare un esposto alla procura di Paola e fare luce sulla vicenda.
Chi era Giuseppe Cauteruccio
Giuseppe era una persona semplice, adorava la Madonna e a lei ha dedicato tutta la sua esistenza senza mai perdere la fede. Eppure la vita per lui non era mai stata facile. Da ragazzino perde il papà proprio a causa di un infarto, stessa sorte toccata nel 2009 al fratello Antonio. L'anno successivo è Giuseppe a finire sotto i ferri per infarto, ha 38 anni. I medici lo salvano appena in tempo, ma da quel momento la sua vita non sarà più la stessa e di infarti ne arrivano altri.
Un anno infernale
Un anno fa la malasorte bussa nuovamente alla porta della sua casa e stavolta si porta via la sua mamma. Giuseppe rimane solo con sua sorella Concetta. Ma lei, a un certo punto, perde il lavoro a causa del Covid. Insieme i due fratelli si fanno forza, anche grazie al reddito di cittadinanza di poche centinaia di euro percepito dal 49enne, ma a volte i soldi non bastano per le medicine. Giuseppe però non se ne lamenta e non chiede aiuto.
L'ultima visita
È il 17 marzo scorso. Giuseppe prende il pullman e si dirige a Cosenza, dove una commissione medica dell'Inps esaminerà le sue condizioni di salute per confermare o meno il diritto alla pensione. Dieci giorni dopo arriverà l'esito: la percentuale di invalidità passa dal 74 al 60%. Giuseppe non usufruirà più del contributo economico. Si arrabbia, si agita, chi lo ha visto racconta che fosse sconvolto, come forse non lo era mai stato, neppure tre anni prima, quando la pensione gli fu tolta una prima volta. Allora si rivolse a un giudice, il quale, con l'aiuto di un perito del tribunale, accertò che le condizioni di salute dell'uomo erano realmente gravi. La pensione fu quindi ripristinata.
Le direttive sul funerale
Giuseppe è fuori di sé. Si presenta in un'agenzia funebre del posto e chiede al figlio del titolare di riservagli una bara: «Voglio questa per il mio funerale». Il giovane è spaesato, pensa a uno scherzo di pessimo gusto, ma Giuseppe rincara la dose: «E mi raccomando, voglio che in chiesa il feretro sia posto ai piedi della Madonna». Gira le spalle e se ne va, senza dare spiegazioni.
Il giorno della morte
Passano soltanto quattro giorni e Giuseppe si sente male. Di lì a poco lo ricoverano nella clinica Tirrenia Hospital di Belvedere Marittimo. Qui sembra riprendersi e alla sorella dice persino di non preoccuparsi. Ma passano ancora pochi minuti e Giuseppe finisce in sala operatoria. I medici provano a salvargli la vita in tutti i modo, ma Giuseppe smette di lottare e se ne va per sempre a soli 49 anni.
L'esposto in procura
I suoi amici più cari e i familiari hanno deciso di presentare un esposto alla procura di Paola e chiedere di sapere se il decesso abbia a che fare in qualche modo con la decisione della commissione medica cosentina e se la visita si sia svolta correttamente. «Glielo dobbiamo - dice il cugino Angelo Ricca -, così ci suggerisce la coscienza».
«Con quale criterio si assegnano le pensioni?»
Del caso si è interessato anche Francesco Cirillo, giornalista molto conosciuto nel territorio del Tirreno cosentino per le sue battaglie sociali. Era amico di Giuseppe e ha chiesto di intervenire sulla vicenda sollevando una spinosa questione. «Non so se questo sia il caso, ma credo - dice - che il caso di Giuseppe rifletta pienamente sia la situazione generale della sanità calabrese e quella delle commissioni delle invalidità civili». Il riferimento è alla recente inchiesta della procura di Paola, Re Nudo, che ha portato alla luce una serie stranezze, ancora tutte da verificare, secondo cui l'attribuzione della pensione avverrebbe in certi casi o dietro compenso economico o per mera decisione dei commissari, a prescindere dal reale stato di salute. Cirillo, però, non fa di tutta l'erba un fascio e si guarda bene dal lanciare accuse alla commissione medica che ha sottoposto a visita Giuseppe.
«È per questo che adiremo le vie legali, ci rivolgeremo alla giustizia affinché sia lei a stabilire la verità dei fatti». Certo è che dopo l'esito della visita l'amico è crollato psicologicamente, forse perché stanco di lottare. «L'ultima cartella clinica dimostra che Giuseppe non stava per niente bene, da tempo aveva anche due vene del cuore otturate». Un domanda, dunque, è lecita: «Come vengono effettuate queste visite? Quali sono i reali criteri di assegnazione della pensione?». Ma soprattutto: ci sono altri Giuseppe Cauteruccio in Calabria?