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Il traffico della coca era nelle mani della Ndrangheta. Le indagini dagli inquirenti hanno rivelato come la cocaina entrasse a Roma solo con il benestare della ndrangheta e soprattutto dei Pizzata, il potente clan di San Luca che aveva messo le mani su interi quartieri della Capitale.
Il controllo di interi quartieri - Dalle indagini risulta che gli esponenti collegati alle cosche calabresi di San Luca, risultano da anni radicati in diversi quartieri della capitale ed in particolare all’Appio, San Giovanni, Centocelle, Primavalle ed Aurelio. Qui, secondo le indagini condotte dalla Squadra Mobile della Polizia e del Gico della Guardia di Finanza, potevano contare su una fitta rete di connivenze, in grado di garantire completo anonimato e fornire, all’occorrenza, supporto logistico ai latitanti calabresi.
Gli inquirenti hanno, poi, spiegato come, gli altri gruppi criminali, pur essendo legati alla ‘ndrangheta calabrese, dovevano sottostare alle regole dei Pizzata prima di dividersi la piazza per lo spaccio di sostanze stupefacenti.
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Contatti con il sud America - Le indagini hanno dimostrato che, il clan aveva forti contatto con il Sud America ed era in grado, attraverso nickname di fantasia di organizzare spedizioni di ingenti quantità di droga. Gordo, Kama e Indio, questi i nomi che si sentono più volte pronunciare nelle intercettazioni al vaglio degli inquirenti. Gli ‘ndranghetisti, infatti, sono gli unici a “vantare” una rete di contatti con i narcos colombiani. A loro i membri del clan pagavano i carichi, con loro trattavano il prezzo al chilogrammo della cocaina e dell’hashish e, attraverso loro, la coca e le altre sostanza stupefacenti arrivavano in Italia. La via preferita era il mare. I carichi, arrivavano sul mercato italiano passando prima per la Spagna, il Marocco o l’olanda.
I quaderni rinvenuti - I guadagni del traffico della droga erano tutti “registrati” su di un quaderno contabile rinvenuto dagli inquirenti. Son scoperte incredibili quelle che gli uomini de Gico, hanno reso noto, in seguito all’arresto, di ieri, di 31 affiliati al clan dei Pizzata, ‘ndrina di San Luca egemone nella capitale. Si tratta di due quaderni, uno è una sorta di codice denominato “Codice di San Luca”, ed è stato ritrovato in seguito all’arresto di Cretarola, ora pentito, contenete “una serie di cifre corrispondenti a voci di spesa e di ricavi relativi alle attività criminali del gruppo”, l’altro un quaderno informatico compilato da Massimiliano Sestito e custodito su un computer portatile. Su entrambi si annotavano le entrate e le uscite del mercato delle droga, della Capitale.
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Le entrate e le uscite del traffico della cocaina - Ecco come il pentito spiega il quaderno: “Allora, questo quadernino è un squadernino che io utilizzavo per appuntare tutti i numeri, i prezzi degli stupefacenti, i quantitativi, le forniture. Penso che ci deve mancare qualche pagina perché molti di questi quaderni io li cambiavo perché logicamente un fatto vecchio, concluso una fornitura vecchia non mi interessava più ma mi appuntavo solo quelle che avevamo in corso o le ultime insomma. La scrittura è totalmente criptata quindi non ci sono i nomi, non si troverà per esempio un nome Fabio, Luca, Giancarlo o di che sia ma è decriptata con un codice che avevamo noi. Ci sono… c’è una tabella ben precisa dove c’è percentuale di purezza, percentuale di taglio, prezzo al dettaglio, prezzo all’ingrosso, cifra avuta e cifra da avere”.
Sul quaderno, ad esempio, c’erano numerose “indicazioni al nome “Cicio”, scritto in codice”, che il pentito “ha chiarito essere riferito a Francesco Pizzata, con a fianco menzione di quantitativi di droga e di denaro. Più specificamente, “in una pagina vi è l’indicazione Ciccio, seguita da alcune cifre, 50+80+10, riferite, verosimilmente, a consegne di stupefacente del tipo cocaina effettuate in favore Francesco Pizzata, che, secondo quanto riferito dal collaboratore, preferiva ricevere la cocaina allo stato puro, per poi tagliarla personalmente. Naturalmente, anche in questo caso, l’utile veniva ripartito all’interno del gruppo criminale".
Gli spacciatori - Anche i file contenuti nel computer di Sestito hanno rivelati particolari importanti. In particolare,in uno di questi,decifrato da Cretarola, sono indicati i nomi dei referenti per lo spaccio della droga. Tra di esse vi è l’indicazione Mont, che deve intendersi riferita a Alessandro Curci di Monterotondo (soggetto che acquistava cocaina da Sestito per rivenderla), Ost, che deve intendersi riferita a Giordano Gallo di Ostia (personaggio indicato da Cretarola come distributore di cocaina per conto di Sestito in zona di Ostia) Tib, che deve intendersi riferita ad una persona che spacciava droga per conto di Sestito sulla Tiburtina.