I Green in Calabria a 25 anni dalla morte di Nicholas: «Da quell’orrore tanta speranza»

I genitori del piccolo statunitense ucciso per sbaglio nei pressi dello svincolo autostradale di Serre sono stati a Polistena ospiti dell'amministrazione comunale. Decisero di donare gli organi del figlio, salvando la vita a sette italiani e innescando una rivoluzione culturale

di Francesco Altomonte
30 settembre 2019
14:35
I genitori di Nicholas Green a Polistena
I genitori di Nicholas Green a Polistena

Il contrasto in quelle istantanee lascia ancora senza respiro, le foto del viso sorridente di un bambino di 7 anni che appaiono mentre scorrono le immagini della tragedia, dei genitori ancora sconvolti e increduli per quanto era successo. Sono passati 25 anni dalla morte di Nicholas Green, il bambino americano ucciso per sbaglio da un criminale nei pressi dello svincolo autostradale di Serre, mentre viaggiava insieme ai suoi genitori e alla sorellina di 4 anni. Un quarto di secolo che non basta ad asciugare gli occhi e a placare quel dolore nel petto di Reginald e Margaret. 


«Tornare in questi luoghi ci provoca un sentimento ambivalente - sospira Margaret Green, madre di Nicholas - è come essere tristi per quello che ci è successo, ma allo stesso tempo anche felici perché incontriamo tante persone che ricordano ancora dopo tanti anni Nicholas». «Quello che è successo a Nicholas - ha aggiunto Reginald Green - non deve essere considerato solo come una storia brutale, ma anche come un messaggio di speranza per chiunque. Oggi voglio parlare di quando visitammo l'Italia per l'ultima volta, Nicholas amava questo Paese. A 7 anni era già venuto tre volte e amava visitarla». «Lui amava questo Paese - ha aggiunto Reginald - più di qualsiasi altro, per lui era come se sognasse di attraversare il Rubicone, amava questo Paese e la sua gente». 


Oggi l'amministrazione comunale di Polistena gli ha tributato il giusto riconoscimento, l'ennesima richiesta di perdono da parte della Calabria, una terra rimasta segnata da quella tragedia.


Il messaggio di speranza Margaret e Reginald avevano deciso di lanciare subito dopo la morte del loro bambino, quando diedero il permesso per l'espianto e la donazione degli organi. Una decisione che salvò la vita di sette italiani. Un gesto d'amore per quel paese che il loro piccolo Nicholas aveva tanto amato e che una tragedia, seppur immane, non poteva comunque cancellare.

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