Sperava nel futuro Franco Nisticò, ci ha sperato fino alla morte, dieci anni fa, fino al suo ultimo comizio a Villa San Giovanni mentre, in occasione della manifestazione nazionale “No Ponte”, invitava giovani e adulti alla partecipazione attiva a difesa dei diritti dei cittadini, quando diceva: «Dopo 40 anni di partecipazione a tutte le manifestazioni e cortei di Italia per portare avanti le lotte dei lavoratori e della nostra gente, devo riconoscere che forse c’è ancora una speranza per il futuro». Era il 19 dicembre 2009 e su quel palco le sue ultime parole: questo attivista del basso ionio catanzarese appassionato e coraggioso, già sindaco di Badolato, tra i primi a battersi per la sicurezza sulla SS 106, al termine del suo intervento muore stroncato da un arresto cardiaco. Sei anni dopo un medico del 118, unica imputata, verrà riconosciuta colpevole dei reati di omicidio colposo e di rifiuto di atti d’ufficio non essendo intervenuta tempestivamente pur trovandosi a soli tre chilometri di distanza.

Il ricordo di Franco

«Mio padre poteva essere salvato – dice il figlio Guerino -. Il processo dovrà continuare anche sul piano civilistico. Per me e per la mia famiglia è importante continuare anche questo tipo di battaglia processuale, per dare verità e giustizia a Franco Nisticò. Meritava di vivere e di continuare le sue battaglie con tutti coloro che lo hanno sempre sostenuto». E in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa, Franco sarà ricordato attraverso diverse manifestazioni pubbliche: lo spettacolo “Spartacu strit viù” il 15 dicembre al teatro comunale di Catanzaro, ispirato alla sua lotta sulla strada della morte; la realizzazione di un murales nella piazza del suo paese su sollecitazione dell’associazione “Basta vittime sulla SS106”, un incontro a Villa San Giovanni. Ma soprattutto il figlio Guerino continuerà a portare avanti i sui ideali e le sue battaglie sperando in una partecipazione consapevole della società civile.

L'appello ai cittadini

«Tante sue iniziative non sono state vane - aggiunge - ma serve la partecipazione attiva della comunità anche e soprattutto per quella che è una battaglia storica, un’emergenza nazionale, ovvero la messa in sicurezza della SS 106. Serve un nuovo coinvolgimento della gente affinchè il popolo capisca quanto è importante fare la propria parte per riorganizzarsi e conquistare questi importanti diritti. E noi – conclude Guerino - dobbiamo cogliere e fare memoria delle battaglie politiche e sociali fatte da lui insieme a tanti altri che hanno sempre lottato per il progresso delle nostre comunità. Dobbiamo continuare ad andare avanti senza remore». E le parole di Guerino sembrano fare da eco a quelle del padre che, sempre dal palco di Villa San Giovanni, dieci anni fa, diceva: «Io sono soddisfatto perché i miei figli stanno continuando la mia strada».