In tutta la regione, ma in particolare nel capoluogo, la venuta e il successivo lavoro a spron battuto - senza guardare in faccia a chicchessia - del procuratore Gratteri hanno, nel volgere di poche... battute, compiuto una sorta di miracolo: compattare contro quest'eretico, per così dire in senso ironico, tutti gli appartenenti a certi ambienti a prescindere dal loro colore politico e ambito affaristico. Gente che da almeno tre anni salta sulla sedia quando sente il suono di una sirena in lontananza. Soprattutto se è mattina presto allorché di solito in casa dei lazzaroni piombano carabinieri, poliziotti o finanzieri, a prelevarli.

Ecco allora che, complice in minima parte l'emergenza Covid, in virtù di cui la torta da spartirsi è diventata un po' meno grande alla luce delle fameliche e sempre crescenti bocche da sfamare, i vari potentati politici, economici e quelli purtroppo non meglio definiti 'inguattati' nel sottobosco della città, si sono messi insieme, superando persino l'abituale e riconosciuta appartenenza - a seconda dei casi - all'area di Sinistra, di Centro o di Destra, oppure l'attivismo in settori produttivi e commerciali concorrenti, in modo da fare appunto fronte comune contro una minaccia temibilissima. Un pericolo rosso (qui comunismo e socialismo non c'entrano affatto) per i magheggi che li hanno resi ricchi e rispettati, a dispetto in molti casi di storie insignificanti sul piano personale.

Ma tant'è, è merito di determinate camere di compensazione locali - non tutte legali, ahinoi - che hanno reso possibili altrimenti inspiegabili folgoranti ascese. Fatto che comunque qui ci interessa poco o nulla. Conta invece rimarcare come, se molti di tali loschi figuri (non attini o - almeno ancora - da provvedimenti restrittivi ad opera dell'autorità giudiziaria) hanno seguitato ad agire indisturbati - sebbene l'azione dirompente dell'alto magistrato geracese - figuratevi cosa accadrà quando lo stesso implacabile Pm lascerà la Calabria per andare al vertice della Procura di Milano o addirittura della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Fin troppo comprensibile, quindi, che i calabresi e i catanzaresi onesti si sentano smarriti e abbandonati al loro destino, forse in maniera definitiva.

Ci chiediamo, dunque, se potessero scegliere il successore dell'eroico dottor Gratteri se non pronuncerebbero tre nomi, secondo noi in cima alla lista dei desideri tuttavia irrealizzabili per vari motivi. A cominciare da quello di Nino Di Matteo, attuale membro togato del Csm e uomo più scortato nella Magistratura italiana per il livello di intimidazioni ricevute, così inviso ai 'poteri forti' (se non si vuol credere alla favoletta dei detenuti mafiosi contro di lui capaci da soli di condizionare Guardasigilli e Premier, fatto comunque già sufficiente per parlare di Stato in ginocchio) che neppure i Cinque Stelle largamente prima forza di Governo hanno ad esempio potuto mettere al timone del Dap (l'organo di controllo delle carceri italiane) così come il plenipotenziario Renzi non riuscì a nominare ministro della Giustizia il Nicola togato ormai più famoso e amato d'Italia.

Ma di straordinaria affidabilità appare pure il procuratore della Repubblica di Perugia (da appena nove mesi, però) Raffaele Cantone, già presidente dell'Anac e quindi nemico giurato di tutti i corrotti e corruttori del Paese oltreché della Camorra. Di pari levatura degli altri due, il sostituto Pg di Napoli Catello Maresca. Fiore all'occhiello per lui l'arresto del superboss dei casalesi Michele Zagaria unitamente ad aver rappresentato la pubblica accusa al processo al clan Setola. C'è però un dato in più. Una circostanza che lo lega ai Tre Colli, ossia l'aver scritto a 'quattro mani' il Codice Antimafia 2020 con lo stimato avvocato catanzarese Sabrina Rondinelli. Pure quest'ultimo, comunque, a prescindere da tutto ha una diversa prospettiva di carriera perché, sebbene sia ancora nella pienezza delle funzioni, sembra in piena corsa per tentare di prendere il posto a capo dell'Amministrazione comunale partenopea dell'ex collega Luigi de Magistris viceversa aspirante governatore della Calabria.

Come premesso, tuttavia, nessuno di loro sarà purtroppo destinato a lavorare nel capoluogo calabro. Spazio allora al 'Papa autoctono': un magistrato adesso impiegato nella stessa regione o persino nella medesima sede. È il caso, ad esempio, dell'aggiunto di Gratteri, Vincenzo Capomolla, magari indicato anche come 'reggente' di fronte a un'eventuale impasse nella scelta nel competente Consiglio Superiore.

Candidato possibile, pure il predecessore di entrambi a capo dell'Ufficio di Piazza Matteotti - poi mandato a comandare quello di Reggio nell'aprile 2018 - Giovanni Bombardieri. Gettonato anche il suo omologo di Paola (in carica nella stessa città del Santo da 4 anni), Pierpaolo Bruni, neanche a dirlo in passato alla Dda catanzarese e di recente minacciato di morte per l'ennesima volta dalle cosche.

Bravo e profondo conoscitore dell'ambiente, ma da relativamente troppo poco tempo (un anno e mezzo circa) alla guida della Procura di Vibo per nutrire tale ambizione, Camillo Falvo, che comunque sia ha anche lui speso molti anni nel Tribunale di Catanzaro peraltro come presidente della Sezione Penale e pertanto come giudice prima di passare al ramo requirente. E che dire del più alto in grado fra i Pm lametini da un lustro, Salvatore Curcio, anch'egli con un lungo passato nella Dda del capoluogo.

Ma non dimentichiamo, infine, l'unica donna del nostro lungo elenco, l'aggiunto di Cosenza Marisa Manzini (di fatto una dei vice di Mario Spagnuolo, procuratore nel 2016 in lizza con Gratteri per essere assegnato al capoluogo salvo, poi, essere dirottato nella sua città dei Bruti). Manzini è però diventata titolare del nuovo prestigioso incarico da soli 15 mesi. Fin dall'inizio del Terzo Millennio - quasi inutile ripeterlo - al pari di degli altri magistrati della regione citati è stata impegnata nella Distrettuale Antimafia dei Tre Colli e (tanto per aggiungere un'ulteriore curiosità) come Maresca è legata da un rapporto di stima con la penalista Rondinelli insieme a cui ha partecipato, nelle vesti di relatore, in vari importanti convegni e presentazioni pubbliche dell'apprezzato libro scritto da Manzini (unica non calabrese d'origine del drappello): "Fai silenzio ca parrasti assai". Seppur manchino ancora un bel po' di mesi, la corsa a occupare la spinosa ma importante poltrona di Gratteri è partita. Vedremo chi la spunterà nel plenum dell'organo di autogoverno della Magistratura.