NOMI | La droga giungeva nello scalo reggino ed altri porti nazionali o esteri, nascosta nei container per poi essere prelevata da portuali infedeli. Disposte cinque custodie cautelati in carcere
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Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio centrale Investigazione Criminalità organizzata della Guardia di Finanza – con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria diretta dal procuratore Capo Giovanni Bombardieri – stanno dando esecuzione nelle province di Roma, Reggio Calabria e Sassari ad una Ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti dei sodali di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina operante sotto l’egida della cosca di ‘ndrangheta “Bellocco” di Rosarno. Il provvedimento giudiziario dispone l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di Umberto Emanuele Oliveri 32 anni; Domenico Pepè, 64 anni; Alessandro Galanti, 38 anni, Antonio Ponziani, 34 anni e Alessandro Larosa, 41 anni.
Traffico internazionale di droga
Gli stessi sono ritenuti responsabili – a vario titolo – dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti (cui agli artt. 73 e 74 D.P.R. 309/90), per essersi associati tra loro in un gruppo criminale articolato su più livelli, comprensivo di squadre di operatori portuali infedeli, allo scopo di commettere più delitti, concretizzatisi nel reperire ed acquistare all’estero, importare, trasportare in Italia attraverso navi in arrivo al porto di Gioia Tauro ed in altri porti nazionali, nonché commercializzare ingenti quantitativi di stupefacente del tipo cocaina, con l’aggravante della transnazionalità (ex art. 4 L. 146/2006) e dell’aver commesso i fatti al fine di agevolare (ex art. 7 L. 203/91, ora art. 416 bis 1 c.p.) l’attività della cosca di ‘ndrangheta “Bellocco” operante in Rosarno, zone limitrofe, altre zone d’Italia e all’estero.
Il ruolo di Oliveri
L’operazione di polizia, convenzionalmente denominata “Balboa”, rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa svolta dalla Sezione Goa del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, che ha permesso di accertare l’esistenza di un gruppo criminale capeggiato da Umberto Emanuele Oliveri, dominus alla continua ricerca di cocaina da far giungere nel porto di Gioia Tauro dal Sud America e dal Nord Europa (Belgio, Brasile, Argentina, Ecuador e Perù) e legato da stretto vincolo parentale a Umberto Bellocco cl. ‘37, entrambi ritenuti partecipi – il Bellocco con ruolo di vertice – dell’omonima cosca.
Nel dettaglio, secondo i ruoli accertati nel corso delle articolate investigazioni, oltre al già citato Oliveri, emergevano le figure di Alessandro Galanti, vero e proprio broker internazionale in contatto con i narcos produttori esteri della sostanza stupefacente, di Alessandro Larosa e Antonio Ponziani, impegnati a coadiuvare nell’organizzazione delle illecite forniture, nonché di Domenico Pepè, uomo di fiducia, che si occupava anch’egli dell’acquisto e dell’importazione della droga.
La cocaina giungeva in borsoni
Giunta in Italia, al porto di Gioia Tauro (RC), la cocaina – occultata con modalità cd. “rip on” all’interno dei container in borsoni pronti ad essere prelevati – veniva esfiltrata da operatori portuali infedeli, incaricati dall’Oliveri di recuperare lo stupefacente e di portarlo al di fuori del sedime portuale gioiese. Al riguardo, nell’ambito dello stesso procedimento penale, sono stati complessivamente sottoposti a sequestro 527 panetti di cocaina purissima, per un peso complessivo di 598,520 chili nonché sono state ricostruite plurime ulteriori importazioni di stupefacente per complessivi 312 chili di cocaina.
Le persone destinatarie degli odierni provvedimenti restrittivi hanno inoltre dimostrato di poter contare su una fitta rete di contatti, talmente ramificata, da essere in grado di recuperare lo stupefacente non solo dal porto di Gioia Tauro, ma anche da altri porti, sia nazionali che esteri, avvalendosi della forza intimidatrice esercitata dalla stessa “cosca” di appartenenza.
I reati contestati
Alla luce di tali risultanze – condividendo le argomentazioni prospettate dalla citata Dda coordinata, per l’area tirrenica, dal procuratore aggiunto Gaetano Paci – il gip del Tribunale di Reggio Calabria, ritenuta sussistente la gravità indiziaria del contesto sopra delineato, ha emesso il provvedimento cautelare personale nei confronti delle citate persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti aggravata dall’aver agevolato un’associazione di tipo mafioso e dalla transnazionalità.
I predetti sono stati ristretti, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, nelle competenti Case Circondariali.
I dettagli dell'operazione Balboa
L’operazione “Balboa” ha ribadito l’importanza strategica assunta nel tempo per le consorterie criminali di stampo mafioso dal porto di Gioia Tauro, vero e proprio snodo commerciale per l’importazione di ingenti quantitativi di narcotico provenienti dal Sud America e dal resto d’Europa.
Importanza confermata sia dai recenti numerosi sequestri di cocaina purissima per centinaia e centinaia di kg. operati dai militari della Guardia di Finanza di Reggio Calabria all’interno della suddetta area portuale, dopo che nel 2018 si era assistito ad un calo vertiginoso degli stessi, sia dalle evidenze giudiziarie, in parte già cristallizzate in sentenze di condanna, emerse con le operazioni condotte sempre dalla Sezione Goa della Guardia di Finanza reggina:
nel luglio 2014 allorquando, nell’ambito dell’operazione “Puerto Liberado”, furono eseguite 18 misure cautelari in carcere, cui sono seguite numerose condanne confermate in grado di appello con sentenza del 2017;
nel luglio 2016, nell’ambito dell’operazione “Vulcano”, quando furono eseguiti 15 provvedimenti cautelari personali disarticolando un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina per conto delle potenti cosche di ‘ndrangheta Molè, Piromalli, Alvaro, Crea e Pesce. Anche in questa occasione tutti i 22 imputati che hanno scelto il rito abbreviato sono stati condannati dal gup del locale Tribunale.