Centinaia le fiaccole che ieri sera hanno illuminato la città di Mileto. Sotto una pioggia incessante, amici, parenti e gente comune hanno partecipato al corteo per chiedere “Verità e giustizia per Francesco”, il quindicenne barbaramente ucciso il 29 gennaio scorso e del cui delitto si è autoaccusato un altro quindicenne del luogo, Alex Pititto.


Al corteo silenzioso, tra gli altri, i rappresentanti dell’associazione antimafia “Libera”, i compagni di scuola e di squadra, la Real Mileto, di cui Francesco Prestia Lamberti era il capitano. In prima fila i genitori e i fratelli del quindicenne.

Sulla vicenda tanti punti oscuri

«La verità non è ancora uscita fuori» - ripete mamma Marzia da quel terribile giorno. Un invito a parlare è stato rivolto anche da mons. Luigi Renzo che ieri durante una messa in suffragio si è rivolto alla comunità: «Francesco non meritava di morire in questo modo atroce – ha detto il presule -. C’è qualcuno, o tanti, che sanno e non parlano. Forse per paura. Ma così facendo lasciano un delitto impunito e soprattutto lasciano i familiari nello sconforto totale».

 «Non voglio vendetta, solo giustizia»

Al termine della messa sono seguite le parole di mamma Marzia: «Chi ha ucciso mio figlio, non può avere agito da solo. Chi sa parli»– dice la donna, che aggiunge: «Da quel maledetto giorno non viviamo più, il tempo si è fermato. E’ capitato a noi, ma poteva capitare al figlio di ognuno di voi. Francesco è morto per niente». E dunque ha rivolto l’ennesimo straziante appello: «Parlate, raccontate tutto ciò che sapete e che può essere utile alle indagini. Lotterò fino alla fine dei miei giorni se necessario, perché chi ha ucciso mio figlio deve pagare il suo conto con la giustizia. Non voglio vendetta, solo giustizia»