Roberto Nucera rimase folgorato da una scarica nel 2017 durante un lavoro di manutenzione su un locomotore e morì nel 2019 dopo una lunga degenza in ospedale
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Due dirigenti di Trenitalia e altri due dipendenti dell’azienda sono indagati per omicidio colposo. Ai quattro è stato notificato un avviso di conclusione indagini emesso dalla Procura di Reggio Calabria che ha indagato sulla morte di Roberto Nucera, tecnico manutentore elettricista dipendente di Trenitalia che il 24 aprile 2017 è rimasto coinvolto in un incidente mentre era su un locomotore per eseguire lavori di manutenzione. Nucera, scrivono i pm, «entrava in contatto con alcuni condensatori lasciati in tensione e rimaneva folgorato da una scarica subendo una violenta elettrocuzione che ne determinava immediatamente un ‘arresto cardiocircolatorio’ con conseguente ‘asfissia celebrale’». Dopo un periodo di degenza nell’unità Risveglio della casa di cura “Sant’Anna” di Crotone, il 26 febbraio 2019 Nucera è morto.
Al termine dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Alessandro Moffa, i 4 indagati rispondono dell’accusa di omicidio colposo. Tra questi c’è il direttore della Direzione regionale Calabria di Trenitalia Pietro Mannarino, in qualità di datore di lavoro. Lo stesso reato è contestato al dirigente Massimiliano Pasqualino Zavarella, responsabile di manutenzione e pulizie Calabria che aveva il compito di «assicurare il rispetto delle norme in materia di tutela antinfortunistica». Sempre per omicidio colposo sono indagati il dipendente di Trenitalia Domenico Corso e il capotecnico di riferimento Francesco Calabrò che, stando alla Procura, avrebbe «incaricato Nucera di eseguire i lavori senza assicurarsi che lo stesso potesse lavorare in sicurezza e senza accertarsi che fosse stata compiuta l’operazione di cosiddetta ‘messa a terra’».
È indagato, infine, per favoreggiamento un altro dipendente di Trenitalia, Francesco Cotroneo. Per i pm avrebbe aiutato colleghi e superiori ad eludere le investigazioni. In sostanza avrebbe dichiarato il falso, durante un interrogatorio, sostenendo che «al momento della folgorazione il pantografo si trovava in posizione abbassata e quindi il locomotore non era in tensione elettrica».