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Era riuscito a scappare all’ordine di arresto scattato con l’operazione della Dda di Catanzaro, nome in codice Itaca, che aveva portato in carcere 25 persone ritenute componenti della cosca Gallace-Gallelli. Una cosca particolarmente potente, attiva nel basso Jonio Catanzarese, ma con ramificazioni nella zona di Nettuno, nel Lazio, e nella provincia di Milano. Cosimo Damiano Gallace, 24enne, figlio di Vincenzo, boss dell’omonima cosca era sfuggito alle ricerche dell’autorità giudiziaria, riuscendo così ad agevolare l’attività del sodalizio mafioso dei Gallace di Guardavalle, con la complicità di due persone, che secondo le ipotesi di accusa ne avrebbero favorito la latitanza. Il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Giovanni Bombardieri ha chiuso il cerchio a carico di Chiara Perronace, fidanzata di Gallace e Angelo Gagliardi. Lei avrebbe fornito tutto il supporto logistico- organizzativo all’indagato, assistendolo all’interno del suo nascondiglio, un’abitazione ubicata a Guardavalle lungo la strada provinciale 141, dove tra l’altro è stata trovata in compagnia del suo fidanzato il giorno dell’arresto, il 16 gennaio 2014, quando i carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro insieme a quelli della Compagnia di Soverato e dello squadrone eliportato Cacciatori di Calabria, hanno fatto irruzione nell’appartamento mettendo le manette ai polsi ad entrambi. Sarebbe stata proprio lei, la spia, colei che avrebbe portato all’esterno le comunicazioni e le disposizioni impartite da Cosimo Damiano Gallace dirette agli altri sodali. Mentre Angelo Gagliardi avrebbe messo a disposizione di Gallace, la casa del fratello Domenico Gagliardi, agevolando inoltre gli incontri tra Cosimo Damiano e la sua fidanzata. Gagliardi, secondo le accuse, avrebbe ricoperto il compito di “vedetta” nel paese, segnalando a chi di dovere, la presenza delle Forze dell’ordine. Sarebbe stato lui a fornire la propria assistenza per comprare e reperire alcuni generi alimentari, che servivano a Gallace, effettuando su suo mandato ricariche telefoniche e favorendo gli spostamenti a Guardavalle di Chiara Perronace per sei mesi, dal 3 luglio 2013 al 16 gennaio 2014. Gli indagati avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati, depositare, attraverso i loro legali, ed esercitare ogni attività utile per il diritto di difesa, prima che la Procura proceda con una richiesta di rinvio a giudizio, o di giudizio immediato o ancora con una richiesta di archiviazione.
Gabriella Passariello