«Sono stato ormai estromesso dalla gestione del mio villaggio. Questioni familiari, ma anche – dice Francesco Satriano – per situazioni e condizionamenti che nascono dal territorio, dove è la ‘ndrangheta che comanda». Dopo anni di battaglie legali condotte in silenzio, alza i toni Francesco Satriano. È uno dei comproprietari - «al 44%», spiega - di una delle più note strutture ricettive di Briatico: il villaggio Dolomiti.

«Sono stato, di fatto, cacciato», aggiunge. Se e quanto le sue affermazioni rispondano a verità lo accerterà l’autorità giudiziaria, avendo prodotto – Francesco Satriano – diverse denunce. «L’ultima – rammenta – solo pochi giorni fa alla Sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza, alla Procura di Vibo». Ultimo stadio, il suo, di un lungo peregrinare. «Sono stato anche dal procuratore Gratteri, anni addietro avevo denunciato anche al pm Bruni, ma nonostante l’impegno che ci hanno messo finora non ho avuto riscontro».

Quella del Dolomiti è una storia importante e tormentata. Una struttura conosciuta ed apprezzata, «che nel 2016 – spiega Francesco Satriano – è stata interessata anche da una interdittiva antimafia che ha colpito, quindi, purtroppo, anche alcuni miei familiari». Insomma, sintomo che la situazione, da quelle parti a Briatico «nonostante l’operazione Costa pulita, e tutte le altre attività che sono state compiute dalla magistratura e dalle forze dell’ordine, non è granché cambiata».

Quella che denuncia Satriano, pertanto, sembra essere dunque una controversia di tipo imprenditoriale, familiare e civilistica, che matura in «un ambiente – sottolinea – nel quale le pressioni della criminalità organizzata si avvertono. Per questo io spero che il procuratore Gratteri e il procuratore Falvo diano risposte alla richiesta di giustizia che grido da così tanto tempo».