Vasta operazione condotta a Corigliano dai carabinieri del comando provinciale di Cosenza, coadiuvati da unità del nucleo cinofili dello squadrone eliportato cacciatori di Vibo Valentia, per l’esecuzione di quattordici misure restrittive di vario tipo, dalla custodia cautelare in carcere, agli arresti domiciliari, all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del tribunale di Castrovillari, su richiesta della Procura coordinata da Eugenio Facciolla. Custodia cautelare in carcere: Filippo Solimando (49 anni), Natale Gencarelli (48 anni), Giovanni Arturi (39 anni), Luigi Sabino (42 anni), Giuseppe Sammarro (50 anni), Giuseppe De Patto (28 anni). Per Davide Lagano (26 anni), Vincenzo Sabino (35 anni), Antonio Palummo (37 anni) e Pasquale Semeraro (36 anni), predisposti arresti domiciliari. Obbligo della presentazione alla Polizia giudiziaria: Giuseppe Taranto (41 anni) e Pierluigi Filadoro (30 anni). Due persone risultati irreperibili. 

 

Tra i reati contestati anche il danneggiamento di un’auto dei carabinieri

I reati contestati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni, rapine e ricettazione. Contestato anche il reato di danneggiamento seguito da incendio ai danni dell’autovettura di un carabiniere in servizio alla compagnia di Corigliano Calabro. Contestualmente sono in atto diverse perquisizioni domiciliari nei confronti di altri indagati, destinatari di avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato di associazione per delinquere finalizzata ai furti.

Custodia cautelare in carcere

 

 

Arresti domiciliari

Identificate due bande criminali

Le indagini, condotte dai militari della compagnia di Corigliano Calabro, hanno preso spunto proprio dall’incendio dell’autovettura di un carabiniere ed hanno consentito di fare luce su decine di episodi cruenti risalenti agli anni 2013 e 2014. Dalle attività di intercettazione, dalle testimonianze e dalle denunce delle vittime, corroborate dai riscontri ottenuti nell’ambito di numerosi servizi di osservazione e pedinamento compiuti, è stato acclarato come nel centro di Corigliano vi fosse la copresenza di due gruppi criminali contrapposti, quello del centro storico e quello dello scalo: il primo costituito dai volti storici della criminalità locale e caratterizzato da una maggiore caratura delinquenziale rispetto all’altra banda, composta invece da ragazzi di giovane età. Gli elementi raccolti hanno consentito di dimostrare che il sodalizio del centro storico operasse come struttura associativa stabile, con una netta e delineata distribuzione dei compiti tra i vari sodali, orientati a compiere delitti contro la persona e il patrimonio.

 

Il tribunale messo in piedi per punire chi sgarrava

E’ inoltre emerso che all’interno di questo gruppo operasse una sorta di tribunale con un presidente e dei giudici a latere, chiamati a valutare le condotte di quei soggetti appartenenti al sodalizio, responsabili, nel territorio di loro competenza, di reati predatori senza preventiva autorizzazione. Ne conseguivano sanzioni comminate a diversi componenti della banda dello scalo, vittime di violente aggressioni fisiche, anche con armi, nel tentativo di imporre un capillare controllo sul fenomeno dei reati contro il patrimonio. Nel corso delle indagini, che avevano già portato all’arresto in flagranza di reato di nove persone, sono state accertate le responsabilità degli indagati in ordine a otto casi di estorsione ai danni di imprenditori del luogo e due rapine, una delle quali in danno di un’anziana donna.