Il 41enne, accusato di aver svolto un ruolo di vertice nell'alleanza tra famiglie di Isola Capo Rizzuto, era sfuggito alla cattura nell’ambito dell’operazione Tisifone
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Era uccel di bosco dallo scorso 20 dicembre quando era sfuggito alla cattura nell'ambito dell'operazione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro denominata 'Tisifone' contro le cosche di Isola Capo Rizzuto, nel Crotonose. Per Antonio Nicoscia, 41 anni, esponente di spicco dell'omonimo clan, figlio del boss Pasquale Nicoscia detto Macchietta, attualmente detenuto, la latitanza si è conclusa nella serata di ieri quando gli agenti della squadra Mobile di Crotone lo hanno catturato al termine di una caccia all'uomo con perquisizioni e controlli nella zona di Isola Capo Rizzuto.
Nell'ambito dell'operazione Tisifone, che ha portato al fermo di 23 persone con le accuse a vario titolo di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, tentata rapina, incendio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso, Antonio Nicoscia è accusato di aver svolto un ruolo di vertice nell'alleanza tra famiglie di Isola Capo Rizzuto che comprende i Manfredi e i Gentile, contrapposta alla famiglia Capicchiano nel controllo della gestione delle estorsioni e, soprattutto, del business delle slot machine. Contrapposizione che si era sempre più acuita al punto da portare all'elaborazione di progetti omicidiari da entrambe le parti. Nel corso dell'indagine sono stati documentati diversi riti di affiliazione che hanno coinvolto alcuni degli indagati che avevano lo scopo di rinforzare la famiglia Nicoscia nonché- riferisce l’agi - le varie alleanze che quest'ultima aveva stretto con altre cosche del crotonese, in particolare con la cosca Megna di Papanice e le famiglie del Petilino.