Il racconto di una giovanissima professionista: «Ho dato la mia disponibilità con l’iscrizione ad una graduatoria Asp. Non ho mai avuto riscontro»
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Giovani ma con un curriculum di tutto rispetto. Preparati ma con la voglia di mettere a frutto anni e anni di studi, master, specializzazioni. È quanto accomuna diversi medici e infermieri che sono stati chiamati alle armi con l’esplosione della pandemia da coronavirus. Eppure, se da un lato la richiesta di personale sanitario giorno dopo giorno diventa pressante, dall’altro si registra l’amarezza di chi, pur avendo dato la propria disponibilità a scendere in campo, non ha ottenuto alcun riscontro. È questa la testimonianza di Elisa, 29 anni, giovane e valida infermiera di Vibo Valentia. Specializzata in rianimazione ed emergenza ci racconta l’attesa di una “chiamata” mai arrivata: «È dal primo lockdown che ho dato la disponibilità come infermiera in tutta la provincia attraverso l'iscrizione ad una graduatoria Asp creata appositamente per l'emergenza. Ma – spiega - non ho mai avuto risposta».
La disponibilità in piena emergenza
La prima ondata di Covid-19, la passata primavera, è stata imprevedibile e ha colto di sorpresa il sistema sanitario nazionale. Tuttavia, la Calabria e la provincia di Vibo Valentia sono state in buona parte risparmiate e il numero dei contagi e decessi è stato di gran lunga inferiore rispetto ad altre regioni. Pertanto «non c'è stata l'esigenza di mettere in funzione reparti Covid». A distanza di qualche mese, però, le condizioni sono cambiate. E, soprattutto negli ultimi giorni con l’aumento esponenziale dei contagi nel Vibonese, la sanità locale ha fatto emergere tutte le sue fragilità.
«Manca personale? Noi siamo qui»
La corsa ai tamponi, i risultati che tardano ad arrivare, l’allestimento di aree dedicate ai pazienti con coronavirus anche allo Jazzolino, sono stati aspetti che hanno delineato l’emergenza: «Non ho contezza dell’evolversi di questa lista Asp. Non ho possibilità neanche di visionare la graduatoria. Eppure ogni giorno sentiamo parlare di carenza di personale, di difficoltà negli ospedali. Ebbene – ribadisce Elisa - noi ci siamo, vorremmo dare di più, abbiamo chiesto di apportare il nostro aiuto. Aspettiamo solo un cenno di risposta da parte delle autorità sanitarie preposte alla gestione dell’emergenza».
Quel che è certo «è che ci sono tante persone nella mia stessa situazione. È un peccato dire che non c'è personale per far fronte all'emergenza Covid. Ci sono fior di professionisti pronti ad agire sul campo». L’auspicio è che la istituzioni diano il giusto segnale: «Solo così – conclude Elisa – possiamo pensare di rendere migliore la nostra offerta sanitaria e garantire cure adeguate a tutti i pazienti. Anche nella nostra città».