Francesco Adduci, ritenuto partecipe del duplice omicidio in cui hanno perso la vita Maurizio Scorza ed Hanene "Elena" Hedhli, si inchioderebbe da solo. Lo scrivono i giudici della Corte d'Assise di Cosenza, nelle motivazioni della sentenza depositate nelle scorse settimane, di cui il nostro network ha già dato evidenza.

La Corte ha quindi propeso per la tesi accusatoria formulata dal pubblico ministero Alessandro Riello, mentre quella difensiva, esposta dagli avvocati Cesare Badolato e Giancarlo Greco, ipotizzava un altro scenario. Ovvero che Scorza e la sua fidanzata fossero stati assassinati in contrada Gammellone, luogo in cui è stata trovata la Mercedes del pregiudicato cosentino.

Luogo del duplice omicidio, cosa scrive la Corte d'Assise di Cosenza

Il collegio giudicante, formato dai togati Paola Lucente e Marco Bilotta, nonché dai giudici popolari, prima di prendere una decisione sul luogo in cui è stato commesso il duplice omicidio, avvenuto il 4 aprile 2022, hanno proposto le due ipotesi.

«Nonostante la certezza circa la presenza della vettura di Scorza in contrada Garda alle 17.40 e alle 18.27 in contrada Gammellone, non sarebbero note le sue soste intermedie». La Dda di Catanzaro ha sostenuto che «i passaggi successivi al primo siano: forse l'abitazione» della sorella della vittima «per prelevare Hanene Hedhli (o forse no, avendo già provveduto prima del passaggio sotto la telecamera)»; «certamente il podere di Adduci in contrada Cammarata, ove è rimasta fino al cambio violento di autista» ma «dopo il decesso, il veicolo sarebbe stato condotto da uno dei killer o altro complice al fine di condurlo lontano da lì, salvo poi abbandonarlo in prossimità a causa dell'incontro ravvicinato con la vettura della polizia municipale, per coincidenza incontrata lungo il rettilineo in contrada Gammellone».

Per la Corte d'Assise di Cosenza, «a sostegno di tale ipotesi vi sarebbero molteplici argomenti: i telefoni utilizzati lungo il percorso agganciano celle compatibili con i luoghi indicati: l'osservazione della pg, da ultimo suffragata dall'accertamento del Ris, consentirebbe di sostenere che i due veicoli osservati da una casa provengano proprio dal podere di Adduci; i tempi di percorrenza sono più che congrui rispetto al tracciato; i frammenti di vetro caduti dal veicolo interessato dagli spari sarebbero stati ritrovati all'esterno del cancello di accesso ma anche all'interno del podere (molti lì, uno isolato qui); lo stesso imputato dice di aver ricevuto Maurizio Scorza in quel frangente temporale». In virtù di ciò, scrive la Corte: «Se questo è vero, assume il Pm, allora questa sosta intermedia, considerato il breve lasso temporale in discussione, coincide al luogo di esecuzione del delitto».

Cosa sosteneva la difesa

Gli avvocati Cesare Badolato e Giancarlo Greco contestavano in negativo »tale ricostruzione confutando la bontà degli accertamenti tecnici compiuti», a cominciare dal giudizio di indistinguibilità dei frammenti che «farebbe riferimento a un concetto vago, privo di specificità». Ed ancora: «La riconoscibilità di due percorsi diversi dai filmati che riprendono, rispettivamente, la Fiat Panda e la Mercedes preceduta dalla Suzuki si baserebbe su due punti di osservazione differenti, stante il diverso posizionamento della telecamera; la compatibilità delle celle di aggancio da parte dei telefoni cellulari sarebbe anch'esso fatto generico, incapace di stabilire l'esatta posizione degli utenti».

I due penalisti hanno invece sostenuto in positivo «un unico ma rilevante argomento», ovvero che «Hanene Hedhli avrebbe riferito» alla sorella del compagno «di trovarsi a Villapiana, contrada Cammarata non può in alcun modo intendersi Villapiana ed è quindi una delle vittime a scagionare il presunto carnefice». Ma la Corte «ritiene fondati gli argomenti dell'accusa», evidenziando che «indistinguibili significa "uguali", sulla scorta di tutte le caratteristiche analizzate e la riprova della validità del risultato sta nella sua complessità: alcuni vetri sono uguali solo rispetto a quelli di un finestrino e non all'altro, altri ad entrambi, altri a nessuno».

«L'imputato Francesco Adduci si inchioda da solo»

Inoltre, sottolineano i giudici, «non pare che un differente, ma pur sempre lieve, puntamento della telecamera possa inficiare l'osservazione di due movimenti diversi delle autovetture», poiché, a loro dire, «la compatibilità (delle celle) è pur sempre un giudizio logico di inclusione, non di esclusione».

Ed ecco il punto focale della seconda parte delle motivazioni. «In questo senso ed in secondo luogo si osserva una totale convergenza del molteplice verso la tesi accusatoria, ma soprattutto verso l'ipotesi dello stesso imputato, che sotto questo profilo, si inchioda da solo: non è possibile che il luogo del delitto sia diverso da casa sua se è lui stesso a sostenere che ebbe l'incontro con Scorza poco prima delle 18, o intorno alle 18, per fare quello che l'unico superstite noto ci ha raccontato». Infine, le parole di Hanene Hedhli riferite alla cognata sono smentite dai fatti, in quanto alle 18.24 l'auto alle 18.24 passa davanti alla telecamera che ha immortalato il passaggio della Mercedes in direzione contrada Gammellone.