“Intorno alle mafie c’è stata nel nostro Paese una “distrazione” e rimozione generalizzata, fatta di silenzi, complicità e anche, come sta venendo sempre più a galla, tanta ipocrisia”. Lo ha dichiarato al Quotidiano del Sud, don Ciotti, fondatore di Libera e del gruppo Abele. Parla poi delle dichiarazioni del procuratore della Dna, Franco Roberti e dice: “ È indubbio che l’atteggiamento della Chiesa sia stato a volte tiepido, ambiguo, reticente. Ci sono state sottovalutazioni e, in certi casi, complicità. Ciò detto, non bisogna dimenticare il positivo: la promozione sociale, l’educazione delle coscienze e anche la denuncia netta delle mafie e delle collusioni a ogni livello. Un positivo incarnato non solo in figure come don Puglisi e don Diana, che hanno pagato con la vita la fedeltà al Vangelo, ma nell’impegno magari silenzioso ma non per questo trascurabile di tanti sacerdoti, suore, comunità, parrocchie”.

 

Alla domanda sulle intimidazioni a Libera Calabria e al suo responsabile, Mimmo Nasone, don Ciotti risponde: “Sono episodi da non sottovalutare, anche se occorre, come sempre, accertare l’esatta natura di quelle minacce. Ciò detto, le difficoltà non mancano, come è anche vero che ogni difficoltà nasconde una potenziale opportunità. E non penso solo a Libera, all’amico Mimmo Nasone, o alle tante persone di valore presenti nella Chiesa, nella magistratura, nell’imprenditoria, nelle associazioni, nelle amministrazioni. Penso a tutti i calabresi onesti che hanno a cuore la libertà della loro terra e che ogni volta che vengo in Calabria m’insegnano qualcosa”.

 

Il fondatore di Libera, parla infine della Giunta regionale e sul caso De Gaetano si lascia sfuggire: “non posso negare che alcune scelte del nuovo governo lasciano perplessi. Va da sé che auguriamo loro ogni bene, ma la scelta di assegnare posti chiave a persone indagate a vario titolo pare quantomeno inopportuna, tanto più in un momento in cui si chiede alla politica la massima trasparenza e intransigenza etica”.