I tre dovranno svolgere lavori di pubblica utilità. Le indagini dei carabinieri scaturite dai racconti delle vittime e dei loro familiari
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Il Giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Castrovillari, Biagio Politano, ha emesso la sentenza nei confronti di tre imputati coinvolti nella vicenda giudiziaria legata a una associazione che si occupa di assistenza a pazienti con problematiche complesse. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di maltrattamenti con l’aggravante della continuazione e del concorso, nonché di omissione per non essere intervenuti, pur avendo l’obbligo giuridico di impedire il verificarsi dei fatti lesivi. Gli stessi, optando per il rito abbreviato, hanno ottenuto uno sconto di un terzo sulla pena, riducendo in questo modo le condanne originariamente previste. Le condanne nel dettaglio: Francesco Ritacco: 2 anni e 8 mesi di reclusione; Luciana Antoniotti: 2 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione; Grazia Fusaro: 2 anni e 8 mesi di reclusione.
Nella motivazione della sentenza, il giudice Politano ha tenuto conto dell'assenza di precedenti penali a carico dei protagonisti della vicenda e del fatto che essi risultano privi di una formazione adeguata alla gestione di pazienti con problematiche complesse, quali quelli affidati all'associazione. Questo elemento ha portato alla concessione delle attenuanti generiche, ritenute equivalenti all'aggravante contestata. L’organo giudicante inoltre ha deciso di convertire le pene detentive in lavori di pubblica utilità per tutti gli imputati valutando che le attività di aiuto sociale previste potrebbero favorire la rieducazione dei condannati, ritenendo che l'impatto formativo del lavoro di pubblica utilità sia più adeguato, in questo contesto, rispetto alla pena detentiva. La difesa, nel frattempa, sta lavorando per produrre ricorso in appello.
L'inizio delle indagini: le denunce dei genitori e i primi sospetti
Le indagini sui presunti maltrattamenti al centro diurno sono scaturite da una segnalazione ai Carabinieri del Reparto Territoriale di Corigliano-Rossano nel novembre del 2021, in seguito a una testimonianza raccolta da un militare. Tutto è iniziato nell'ottobre dello stesso anno il carabiniere che svolgeva attività di volontariato presso un'altra associazione di supporto a persone disabili, è stato informato dalla madre di un ragazzo frequentante la struttura riguardo al suo comportamento anomalo. La presunta vittima, affetta da disabilità, manifestava episodi di vomito al termine delle giornate trascorse al centro, reazioni che la madre attribuiva a possibili maltrattamenti subiti.
Il carabiniere ha quindi cercato di avvicinare il ragazzo, che ha confidato di aver subito percosse da parte di un operatore del centro. Incoraggiata a sporgere denuncia, la madre ha poi ritrattato, decidendo di trasferire il figlio in un altro centro. Tuttavia, il militare ha continuato a raccogliere testimonianze: un altro giovane confermava le violenze subite, mostrando anche un ematoma sul collo che sembrava compatibile con un colpo. Nei giorni successivi, altri familiari e la tutrice di un terzo ragazzo disabile si sono fatti avanti, riferendo di maltrattamenti simili. Le dichiarazioni hanno spinto le autorità ad avviare un'inchiesta approfondita, con intercettazioni ambientali e audizioni dei familiari degli ospiti del centro, per verificare la presenza di eventuali abusi sistematici all'interno della struttura di assistenza. Da qui l’avvio l’azione giudiziaria.