Al centro della vicenda l'affidamento del servizio di depurazione. Il Riesame ha revocato la misura cautelare sostituendola con l'interdizione dalle attività per cinque mesi ma parla di «evidente alterazione delle regole di evidenza pubblica che stava ponendo in essere con la propria condotta»
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Tiziano Torrano, capo ufficio tecnico settore II del Comune di Diamante, non è più agli arresti domiciliari. Lo ha deciso ieri il tribunale del Riesame di Catanzaro che, contestualmente alla revoca della misura cautelare imposta dal gip di Paola, sostituita con l’interdizione dall’attività d’ufficio per la durata di cinque mesi, ha depositato le motivazioni dell’ordinanza, con la quale i giudici del Tdl escludono quattro dei sei capi d’accusa ascritti dalla procura di Paola.
Il dirigente, difeso dagli avvocati Nicola Carratelli e Francesco Sirimarco, è accusato di aver in maniera artificiosa frazionato un affidamento diretto assegnato alla ditta “De Summa s. r. l.” di Pasqualino De Summa che, al contrario di Torrano, rimane ai domiciliari (con l’esclusione del capo 9 della rubrica imputativa, ovvero la sostituzione della condotta idrica di San Nicola Arcella). Lo scopo di Torrano, secondo l’accusa, era quello di far risultare sempre sotto soglia la somma di 40mila euro, «oltre al quale vige l’obbligo di espletamento della gara pubblica». Capo d’imputazione che ha retto dinanzi al Riesame di Catanzaro, così come il secondo - ipotesi di falso - strettamente legato al primo.
Esigenze cautelari e gravi indizi di colpevolezza
Ciò che non supera il vaglio cautelare e della sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza sono i capi 3, 4, 5 e 6 dell’imputazione ascritta al dirigente del Comune di Diamante. La difesa, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, aveva evidenziato come Torrano fosse entrato nel Comune di Diamante quando l’impresa di De Summa era già affidataria dei lavori di manutenzione sugli impianti di depurazione, uno dei temi più importanti dell’inchiesta “Archimede”, coordinata dal procuratore capo, Pierpaolo Bruni e condotta dai carabinieri della Compagnia di Scalea, con la collaborazione dei carabinieri forestale di Orsomarso.
La linea difensiva
Il 2013 infatti il Comune di Diamante aveva aderito a un project financing che prevedeva l’affidamento del servizio di gestione dei depuratori di più Comuni della stessa area geografica alla stessa azienda. Il servizio in questione era stato aggiudicato dalla società Acqua Consult, ma a causa dei ritardi dovuti “ a dispute di carattere politico” la consegna degli impianti alla società aggiudicataria è avvenuta solo nell’anno 2020, mentre per garantire la continuità del servizio, si è proceduto al rinnovo dell’affidamento all’azienda di De Summa. Per i difensori di Tiziano Torrano, quindi, non era configurabile il delitto di falso ideologico, mancando nel caso di specie l’assenza dell’elemento soggettivo del reato.
Le motivazioni del Riesame
Andando nel merito del ricorso presentato dai difensori di Torrano, il Riesame ha inteso condividere l’impostazione degli avvocati Carratelli e Sirimarco, circa la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza, esclusivamente per i capi 3 e 6, ma ritiene fondata la linea accusatoria relativamente ai primi due capi d’accusa. Sul punto, infatti, il presidente estensore Michele Cappai, sostiene che «il turbamento del procedimento diretto a stabilire il contenuto del bando o di altro atto equipollente sarebbe avvenuto per mezzo delle falsità contenute nel provvedimento con cui era stato disposto l’affidamento diretto». Ma v’è di più.
Il Riesame evidenzia come non ci siano elementi per escludere il reato sulle vicende «che hanno preceduto l’immissione nel possesso dei depuratori da parte dell’impresa aggiudicataria della concessione di cui al project financing, ovvero alle dispute politiche che emergerebbero da taluni verbali e da altra documentazione». Per i giudici cautelari i fatti esposti dalla difesa «fanno solo da cornice alle condotte che formano oggetto delle imputazioni di reato, e che non valgono ad escluderne la rilevanza penale».
Torrano, secondo il Riesame, «per un periodo ultradecennale» si sarebbe reso conto «dell’evidente alterazione delle regole di evidenza pubblica che stava ponendo in essere con la propria condotta, la quale ha favorito chiaramente l’imprenditore».
Le altre valutazioni
Quello che ha fatto breccia in punta di fatto e diritto, nelle valutazioni espresse dalla difesa alla sezione del Riesame di Catanzaro, sono, come detto, i capi 3 e 6. Per i giudici, «non può ritenersi fondata la progettazione accusatoria secondo la quale Torrano avrebbe commesso il delitto di falso ideologico per avere dato atto nelle determinazioni di affidamento di avere effettuato una ricerca sul MePa», dove, come dimostrato dai legali del dirigente del comune di Diamante, «risulta presente, per la categoria merceologica OG6, il nominativo della società di Pasqualino De Summa».
Per il Tdl, inoltre, «non vi è prova che De Summa non fosse in possesso dei requisiti per accreditarsi quale imprenditore operativo nel settore merceologico OG6, requisiti che dunque ben avrebbero consentito all’ufficio amministrativo», diretto da Tiziano Torrano, «di affidare in via diretta i lavori - per i modesti importi di 5.900 euro e 6.500 euro - di cui ai capi 3 e 5».
Questa valutazione ha consentito al Riesame di rivedere la sussistenza dell’esigenza cautelare, relativa alla misura degli arresti domiciliari che, a parere del collegio, «risulta eccessiva e sproporzionata rispetto al delineato quadro cautelare, apparendo a tal fine sufficiente applicare una misura, quale quella interdittiva, che di fatto impedisce a Torrano di poter svolgere le attività inerenti al suo ufficio o servizio».