Non ha solo un valore per la tutela dell’ambiente la demolizione, avvenuta stamani a Gallico, della sede che negli anni scorsi ospitava il circolo “Posidonia” e negli ormai lontani anni Sessanta quella di uno dei locali più “in”, il “Fata morgana”, della movida di Reggio Calabria. È soprattutto quello simbolico che va a giovare a tutta la comunità: la forza dello Stato contro lo strapotere mafioso. Quando le ruspe hanno abbattuto, su ordine del comune, la “casa” del presunto boss della cupola masso mafiosa, Paolo Romeo, nonostante l’aria sia stata invasa dalla polvere su Gallico e dintorni, in un colpo è arrivata una ventata di freschezza. Per anni, troppi - secondo le risultanze investigative di Carabinieri e Dda dello Stretto- proprio in quel circolo, celato quale ritrovo di pescatori, si sono decise le sorti di Reggio attraverso strategie che hanno toccato i tasti non solo della ‘ndrangheta, ma anche della massoneria deviata.

 

Paolo Romeo, ex deputato Psdi, non è un personaggio qualunque e a Reggio tutti lo sapevano e lo sanno ancora, compresi i diversi amministratori, politici e non, che più volte si sono seduti accanto a lui durante pseudo-convegni dove tra un slogan per la “protezione marina” e la “valorizzazione del territorio metropolitano” di fatto erano un palcoscenico per Romeo, e vari “compari”, in cui veniva costantemente riaffermato il suo carisma, che per l’Antimafia era un carisma criminale. Per non parlare poi, della “pioggia” di finanziamenti che il circolo otteneva per l’organizzazione della “Festa del mare”. Tra il 2010 e il 2013, quando Giuseppe Scopelliti era governatore, il Posidonia, attraverso convenzioni con la Regione avrebbe incassato circa 70mila euro.

 

Già condannato in via definitiva, nel febbraio del 2004, a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa, Romeo- attualmente imputato nel maxi-processo “Gotha” è ritenuto dalla Dda il personaggio apicale della struttura riservata della ‘ndrangheta, nonché colui che sta a capo di un’associazione segreta con la finalità di favorire proprio l’organizzazione criminale calabrese. E il circolo “Posidonia” era il suo quartier generale ubicato nel suo feudo ossia il quartiere di Gallico. La “reggia” da oggi non esiste più mentre sul suo “regno” è stata ripristinata la legalità che ha visto protagonista la sinergia istituzionale tre Palazzo San Giorgio e Procura antimafia. Una sinergia che s’inserisce in una complicata vicenda giudiziaria, in cui una parte dell’immobile è stato riconosciuto abusivo, e la struttura era stata affidata ai curatori giudiziari. Dopo un delicato iter è arrivato il disco verde per la demolizione che entro 20 giorni il Comune dovrà completare. Oggi è una data, in buona sostanza, che i reggini dovranno ricordare come storica: le ruspe non ha solo spazzato via un rudere fatiscente hanno di fatto creato il terreno per la speranza di un futuro migliore per la città.