Il giudice non ha convalidato il fermo nei confronti di Nicola Polito. Il colpo sarebbe partito accidentalmente durante una colluttazione tra il cugino della vittima e un altro uomo
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Non convalidato il fermo di indiziato di delitto di Nicola Polito, 33 anni, di Paravati di Mileto, ma applicata nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari. Questa la decisione del gip del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, che ha riqualificato per Polito il reato di omicidio volontario, contestato dalla Procura di Vibo Valentia, ai danni del 27enne Francesco Palmieri (pure lui di Paravati ed ucciso con un colpo di fucile) nel reato di concorso in morte come conseguenza di altro reato (si applica la pena prevista per l’omicidio colposo, con un lieve aumento, art. 586 del codice penale). In sostanza, per il giudice, Nicola Polito non avrebbe voluto provocare la morte del cugino.
Il fermo di Polito era stato operato dai carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia – Nucleo Operativo Radiomobile – giovedì sera. La Procura aveva chiesto la convalida dell’arresto e la custodia in carcere, sostenendo la tesi dell’omicidio volontario aggravato. La difesa, rappresentata dall’avvocato Salvatore Sorbilli, ha invece evidenziato la non volontarietà dell’omicidio, rilevando che la discussione dalla quale è derivato lo sparo fatale sarebbe avvenuta tra Polito Nicola e un’altra persona, mentre lo stesso arrestato non avrebbe avuto motivi di contrasto o dissapori con la vittima. Pertanto, la difesa aveva chiesto, previa la riqualificazione dell’omicidio come non volontario, la non convalida del fermo e l’applicazione della misura degli arresti domiciliari, così come ora deciso dal gip.
La vittima Francesco Pamieri
Scrive il giudice: “Appare altamente verosimile che la vittima, evidentemente presente al momento dell’alterco fra Polito Nicola ed Evolo Pasquale, sia stata attinta accidentalmente dal colpo d’arma da fuoco dell’arma che i due soggetti erano intenti a contendersi durante la colluttazione. La colpa dei litiganti è consistita nel maneggiare imprudentemente un’arma con potenziale mortale in presenza di altri soggetti esterni alla colluttazione”. Da qui la derubricazione del reato che non esclude comunque l’aggravante (l’aver agito per motivi abbietti e futili), atteso l’irrisorio debito di denaro “peraltro sorto per affari illeciti” – rimarca il gip – come la cessione di droga alla base della lite fra Polito ed i fratelli Evolo. Per il giudice, inoltre, a carico di Nicola Polito sussiste “un qualificato quadro di gravità indiziaria per i delitti di possesso ai fini di spaccio di 163,5 grammi di hashish e di detenzione e porto di arma clandestina (fucile privo di matricola) e di ricettazione”.
La detenzione e il porto dell’arma del delitto, unitamente alla detenzione della sostanza stupefacente nell’abitazione della nonna – di cui è emerso che l’indagato Polito ne aveva l’esclusiva disponibilità – sono peraltro, ad avviso del gip, circostanze incontestate e pacifiche, essendo state ammesse da Polito in sede di interrogatorio.