VIDEO | A colpire è lo stato di abbandono dei luoghi. Si spera nell’accordo tra Corap e Fincalabra e si punta sul porto turistico (ASCOLTA L'AUDIO)
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Mille ettari di terreni, novanta aziende attive, 1500 lavoratori. L’area industriale Benedetto XVI di Lamezia Terme, nata negli anni Settanta, si estende nella frazione di San Pietro Lametino ospitando al suo interno aziende di ogni tipo: dalla logistica, al settore agroalimentare, a quello dei rifiuti. Due però gli aspetti che colpiscono: nonostante sia vissuta da un numero di imprenditori e lavoratori che potrebbe essere quello di un piccolo paese, non esiste alcun tipo di servizio.
Nessun bar, ristorante, punto ristoro. Nemmeno un tabacchi o una farmacia. Da questo punto di vista l’area è isolata: «È nel nulla» ci dice un lavoratore. Bisogna spostarsi a San Pietro Lametino, Acconia o Lamezia anche solo per un caffè. Il bar che era stato aperto all’interno della Fondazione Terina, dove per lungo tempo è stato attivo insieme ad una sorta di servizio mensa, è chiuso. Apre di tanto in tanto in occasione di particolari manifestazioni.
A colpire è poi è lo stato di abbandono dei luoghi. Ci sono aree verdi non manutenute e trasformate in acquitrini, in alcune le canne rinsecchite hanno formato qualcosa di simile a delle installazioni. Le strade in alcuni tratti sono piene di buche e addirittura voragini. Le forti piogge degli ultimi periodi hanno divorato l’asfalto e lasciato crateri. C’è poi l’argomento rifiuti. Dalle piccole discariche itineranti ai sacchetti a brandelli abbandonati a bordo strada, fino all’accumulo di rifiuti speciali e alla dispersione nelle rotatorie, la spazzatura è un elemento che sta diventando ingombrante.
Tullio Rispoli, dirigente della LameziaEuropa, società di gestione e sviluppo dell’area territoriale che ha tra i suoi soci il Comune di Lamezia e la Regione tramite FinCalabra ci spiega che da quando è stata introdotta la raccolta differenziata a San Pietro Lametino sono stati tolti i cassoni e che sono stati già avviati contatti con la Multiservizi per porre un freno a quanto sta accadendo.
Non va meglio lungo i canaloni di scolo. Se i ponti di accesso sono stati chiusi (con una sbarra facilmente scavalcabile) anziché riparati, la vegetazione alta è ovunque.
LameziaEuropa mantiene un cauto ottimismo. La messa in liquidazione del Corap ha inciso sicuramente sulla gestione dei servizi e la società spera che la manovra con la quale la giunta regionale vuole spostare la gestione delle zone industriali in capo a FinCalabra possa contribuire a rimettere ordine.
Ma il vero asso nella manica è un sogno accarezzato da tempo, il progetto del porto turistico. Seicento millioni di euro in investimenti privati, integrazione funzionale con le Isole Eolie, attracco mini navi da crociera, un parco acquatico, un campo da golf, strutture ricettive e balneari, un villaggio turistico, residenze, un polo per attività fieristiche, congressuali, musicali, un polo commerciali. Sono alcuni degli elementi del progetto dello scalo e waterfront della città della Piana.
Il 14 dicembre scorso gli investitori hanno presentato lo studio di fattibilità, la Regione ha stipulato il protocollo d’intesa e il Corap l’atto d’indirizzo. Manca l’avviso pubblico del Comune di Lamezia Terme e si spera che le spire del commissariamento non ne impediranno la luce a breve termine.
«Ci crediamo molto – spiega Rispoli- si tratta di investimenti totalmente privati che vanno a valorizzare il nodo infrastrutturale che già c’è». In corso anche la partita AgriExpò, area attrezzata polifunzionale che utlizzeranno in maniera integrata e coordinata enti e soggetti che operano nel settore agroalimentare sul territorio lametino per la promozione di attività ed iniziative mirate alla valorizzazione dei prodotti agroalimentari e per l’erogazione, attraverso piattaforme tecnologiche, di servizi immateriali alle imprese del settore operanti nell’area del Patto Territoriale Agrolametino.