Gli studenti di Acri dicono no al deepfake, e questa mattina si sono riuniti davanti ai cancelli del Liceo Scientifico, per fare sentire la loro voce ed esprimere solidarietà ai circa 200 minorenni, perlopiù ragazze, le cui foto sarebbero state "rubate” sui social da alcuni coetanei (almeno cinque) per essere manipolate e trasformate in foto di nudo, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e, successivamente, diffuse su Telegram. 

Nel frattempo la Procura di Cosenza ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di diffamazione a mezzo internet.

Nel corso del sit-in alcuni studenti hanno fatto sentire la loro voce, lanciando una serie di appelli e messaggio di solidarietà, ai microfoni del nostro network. «Oltre a essere una violenza digitale, il deepfake è una vera e propria  violenza di genere – ci dice Francesco Turano –. Noi studenti siamo qua per dimostrare il nostro dissenso verso l’utilizzo errato di questi strumenti».

Attraverso la manifestazione odierna, oltre a chiedere di far luce sulla vicenda, gli studenti hanno chiesto vicinanza da parte dell’istituzione scuola: «Vogliamo vicinanza per le vittime – afferma Emma Siciliano – ma nello stesso momento ci teniamo a ribadire che non siamo qui né per giudicare né, tanto meno, per assolvere. Sicuramente non è insabbiando argomenti come questi che le cose si risolvono, ma c’è bisogno di dialogo, confronto e informazione. E la scuola deve essere il luogo adatto per farlo. Vogliamo sensibilizzare sul tema, prendere una presa di posizione nei confronti di quella che è stata a tutti gli effetti una Violenza di Genere». 

«Troppo spesso, si lascia correre – aggiunge Siciliano – , ma l'oggettificazione del corpo femminile rappresenta lo specchio di una società pervasa da una mascolinità tossica. Crediamo nella scuola e stimiamo coloro che ci lavorano e soprattutto crediamo che si intraprenderanno le giuste misure di sostegno, recupero, informazione e sensibilizzazione».

Sui presunti casi di deepfake è intervenuto anche il collettivo FemIn: «I fatti accaduti ad Acri – si legge in una nota – , dove centinaia di foto intime false sono state generate con l’uso dell’intelligenza artificiale con i volti di studentesse minorenni e diffuse su Telegram, non sono un episodio isolato, ma l’ennesima conferma di come la violenza di genere si insinui fin da giovanissime nella vita delle donne. Il fenomeno della violenza di genere non cambia: cambiano gli strumenti, si adatta ai tempi, ma resta lo stesso meccanismo di oppressione che continua a colpire le donne e le soggettività marginalizzate».