Palazzo Madama ha approvato in via definitiva il testo, già passato alla Camera alla fine di maggio. Il provvedimento contiene norme emergenziali per il servizio sanitario calabrese e altre misure urgenti che riguardano tutte le regioni alle prese con un piano di rientro dal debito. Via libera con 137 voti favorevoli, 103 contrari e 4 astenuti. Il ministro Grillo: «Giornata storica»
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Il decreto Calabria è legge. L’aula del Senato ha approvato in via definitiva il testo, già passato il 31 maggio scorso alla Camera. Il provvedimento, che contiene misure emergenziali per il servizio sanitario della Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria, è stato approvato con 137 voti favorevoli, 103 contrari e 4 astenuti.
Il ministro Grillo: «Giornata storica»
«Oggi è un giorno storico – ha scritto su Facebook il ministro della Salute, Giulia Grillo - Finalmente lo Stato ha uno strumento vero per curare il Servizio sanitario calabrese da troppo tempo malato. Il decreto non si occupa solo di rilanciare le cure in Calabria ma consente il riavvio delle assunzioni nella sanità di tutto il Paese. Abbiamo previsto lo sblocco delle assunzioni già dal 2019 per permettere a tutte le Regioni di migliorare i servizi sanitari e rilanciare il nostro prezioso Ssn. Una sanità pubblica accessibile ed efficiente è un diritto di tutti i i cittadini, da Nord a Sud».
Le opposizioni
Anche in occasione di quest’ultima tappa del percorso parlamentare del decreto legge, comunque, lo scontro parlamentare è stato molto aspro. In particolare, dalle opposizioni di alzano allarmi di incostituzionalità della normativa appena varata.
«Il decreto Calabria ha problemi di costituzionalità. Si parla di autonomia differenziata e non vengono coinvolte le regioni. Si parla di sistema sanitario calabrese e si inseriscono norme di carattere generale. Non vi è cenno all'organizzazione, alla qualità dei servizi. Tutto si riduce a una questione di conti. Si mette un commissario che in un anno dovrebbe risolvere tutto e non si scelgono criteri di merito per la selezione». Così la senatrice del Pd Caterina Bini, intervenuta oggi in dichiarazione di voto sul Dl Sanità Calabria. «Solo grazie al Pd - precisa la parlamentare dem - si parla di raggiungimento dei Lea e non solo degli obiettivi previsti dal piano di rientro del disavanzo. Per raggiungere un livello migliore di servizi, occorre immaginare una diversa organizzazione, ma per questo occorrono competenze, scelte politiche mirate, occorre confrontarsi con gli operatori sul territorio. Invece, per il governo del cambiamento è più facile nominare un Commissario, magari un fedele, che rimetta a posto i conti (sempre se ci riuscirà) anche se a scapito dei servizi. Tutto questo è il cambiamento tanto sbandierato?».
Anche nel centrodestra non mancano le perplessità. «Il Governo - ha affermato il senatore di Forza Italia, Marco Siclari - dovrebbe chiedere scusa ai cittadini calabresi per aver presentato un testo anticostituzionale che attenta ai loro diritti come quello alla salute». «Mancano risorse per i medici, gli infermieri e i sanitari - ha aggiunto il parlamentare azzurro - tanto che viene quasi da pensare che avete barattato questo decreto con il contratto di governo. Non risolvete i problemi della sanità calabrese e finirete per mandare in dissesto tutte le realtà produttive sane che operano onestamente nella sanità regionale».
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