Il professionista è stato scelto da Giuseppe Zuccatelli. Chiarisce le operazioni che hanno condotto a scoperchiare la pentola Fondazione Campanella e lancia la sfida: «Costruire una nuova Calabria è possibile»
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«Nessuna macchinazione, nessuna “mente raffinata”» a rompere il silenzio questa volta è il direttore amministrativo del policlinico di Catanzaro, azienda universitaria su cui nelle ultime settimane si sono addensate pesanti nubi riguardanti presunti complotti e depistaggi. Macchinazioni, appunto, ordite per far spuntar fuori dal bilancio del policlinico un debito mostruoso, confluito poi in quello regionale che ha fatto lievitare il deficit sanitario in Calabria.
La pentola scoperchiata
Da sempre schivo e poco propenso alle luci dei riflettori, Giovanni Stroppa, è il professionista marchigiano chiamato dall’ex commissario straordinario, Giuseppe Zuccatelli, a curare gli aspetti amministrativi del policlinico, sarà lui ad effettuare le verifiche sui fatidici bilanci facendo emergere le voragini contabili: «Nessuna macchinazione, nessuna mente raffinata – spiega il professionista – ma solo qualcuno che ha cercato di fare il proprio mestiere». Il riferimento, non a caso, è all’affaire Fondazione Campanella, l’ex polo oncologico messo in liquidazione nel 2014 ma che, a distanza di sei anni, ha continuato a provocare effetti nefasti sul policlinico. Nel documento contabile varato dalla direzione aziendale nel maggio scorso sono emersi, infatti, 62 milioni di crediti relativi alla Fondazione Campanella, non più esigibili e dichiarati così debiti fuori bilancio: «Non si è fatto nulla di strano! – spiega Giovanni Stroppa all’indomani delle polemiche che hanno furoreggiato anche sui media nazionali – Si è semplicemente letto un bilancio e si è chiesto a tanti inconsapevoli interlocutori a cosa si riferivano determinate somme. Tutto qui! Questo è stato sufficiente a scoperchiare la classica pentola».
La certezza della regola che fa perdere potere
Il professionista marchigiano in questi giorni continua a portar avanti la linea strategica aziendale, rimasta oggi priva di guida dopo le dimissioni di Giuseppe Zuccatelli. E Stroppa era giunto infatti in Calabria, fortemente voluto proprio dall’ex commissario. Oggi ripercorre quelle settimane di intenso lavoro, mai scalfite da ingerenze da parte del commissario che ha lasciato mano libera al professionista “venuto da fuori” nella gestione amministrativa del policlinico. «Si è cercato di affrontare le problematiche con una corretta pianificazione, non lasciando la gestione agli “umori” delle singole persone. Certo, quando si creano delle regole si perde potere, è inevitabile. Ma certamente ci guadagna il sistema che si è chiamati a far funzionare».
L’aggressione dei fornitori
Un esempio su tutti la gestione del debito con i fornitori, che al policlinico si aggira attorno ai 128 milioni di euro per fatture arretrate e che producono ogni anno interessi moratori pari circa a 9 milioni di euro. «Ci sono due modalità per gestire un ente – spiega il direttore amministrativo -. La prima tende al risultato nel breve periodo; la seconda tende all’efficacia e all’efficienza dell’azione amministrativa. Nel primo caso si possono utilizzare le risorse economiche che si riescono a reperire in modo tale da incidere su alcuni indicatori di comodo! Ad esempio, si può decidere di disporre il pagamento delle fatture correnti per avere la certezza di abbattere l’indicatore che certifica la tempestività dei pagamenti. Pensiamo quanto sarebbe stato impattante se la direzione strategica avesse utilizzato i 45 milioni pagati ai fornitori nel periodo tra gennaio e settembre di questo anno per pagare le fatture dello stesso anno.
Pagamenti che l’azienda avrebbe potuto disporre visto che almeno 18 milioni, reperiti attraverso alcune operazioni sui pignoramenti presso il tesoriere, erano già nella disponibilità. Se l’azienda avesse deciso di utilizzare queste somme per pagare le fatture correnti, in considerazione delle modalità di calcolo della tempestività dei pagamenti verso i fornitori, con elevata probabilità sarebbe divenuta un esempio in tutta Italia».
Trasparenza e imparzialità
Ma a quale prezzo? «Questo atteggiamento che la direzione strategica avrebbe pur potuto adottare, dimenticandosi per un attimo che al 31 dicembre 2019 il debito ereditato verso i fornitori era di 128 milioni di euro, che prezzo avrebbe avuto sul versante dell’agire amministrativo? Sicuramente quello di non affrontare di petto il problema principale degli enti del servizio sanitario regionale, ovvero quello di porre un freno a quei milioni di interessi moratori che vecchie fatture, mai pagate o parzialmente pagate, si portano dietro per anni. Sicuramente, quello di esporre l’ente a legittime rimostranze dei creditori che nel momento in cui si accorda la preferenza al pagamento di crediti nuovi (perché bisogna dimostrare di essere stati bravi nel diminuire i tempi di pagamento) rispetto a quelli vecchi (che maturano milioni di interessi). Sicuramente, quello di sostituire una regola elementare di trasparenza e imparzialità amministrativa che impone il pagamento di crediti cronologicamente anteriori ad una stravagante regola che imporrebbe la preferenza nei pagamenti ai crediti nuovi».
Fatture datate 2013
In effetti, l’indice di tempestività dei pagamenti verso i fornitori registra un abbattimento nei tempi quando ad esser saldate sono fatture più recenti, rispetto a quelle più datate. Ma il policlinico possiede in pancia fatture anche risalenti al 2013, che comportano una conseguente lievitazione delle spese dovute alla maturazione degli interessi moratori. «La modalità più efficiente è senza dubbio quella di reperire più risorse possibili – precisa ancora il direttore amministrativo -, magari lasciate nel dimenticatoio da amministratori “distratti”, ed utilizzarle con criteri trasparenti. L’obiettivo reale non è dimostrare la bravura dell’amministratore ma di tentare la soluzione dei problemi strutturali aziendali, primo fra tutti il problema dei problemi: affrontare con determinazione l’ammontare degli interessi moratori che sono il principale fardello delle aziende sanitarie e garantire al contempo i servizi essenziali».
Decreti ingiuntivi a valanga
Un dato su tutti rappresenta la cartina da tornasole della spaventosa e progressiva crescita del debito derivante in larga parte dalla vorace aggressione intrapresa dai fornitori attraverso la leva dei decreti ingiuntivi e l’attivazione degli interessi. A dicembre 2019, il policlinico di Catanzaro presenta un debito maturato nei confronti dei suoi fornitori pari a 128 milioni di euro, di questi ben 86 milioni sono riconducibili a decreti ingiuntivi già esecutivi attivati da ditte o aziende che vantano crediti, e gli interessi moratori maturati nel solo 2019 ammontano a 14 milioni di euro. «La direzione strategica dell’azienda Mater Domini ha agito almeno in due direzioni. La prima rendere chiari e codificati i criteri di pagamento relativi alla rimessa mensile. Innanzitutto, cercando di rendere strutturali e tempestivi i pagamenti dei servizi indispensabili per l’ente; secondariamente, utilizzando il rimanente della rimessa (totalmente insufficiente a far fronte ad un debito enorme di circa 130 milioni) rispettando la cronologia delle fatture e degli atti giudiziari.
Infine, cercando accordi con i creditori per l’abbattimento degli interessi. La seconda direzione, è quella di rientrare nel possesso di ingenti somme di denaro custodite presso il tesoriere a seguito della notifica dei pignoramenti, consentito attraverso l’entrata in vigore del decreto legge “Rilancio”. Ad oggi parliamo di circa 18 milioni. Certo, nessuno proporrà la beatificazione della direzione strategica! Ma ciò che sarà importante, per l’efficacia, l’efficienza, imparzialità e trasparenza dell’agire amministrativo è aver almeno 18 milioni di debiti in meno verso i fornitori. Denaro recuperato dall’azienda per l’abbattimento del debito storico».
L’immagine deturpata della Calabria
Adesso che l’avventura in Calabria potrebbe volgere alla fine, di certo non per volontà del manager marchigiano, Giovanni Stroppa ci tiene però a lasciare un testamento pubblico e una testimonianza dei mesi trascorsi alla guida dell’ente: «Abbiamo prima fatto ordine, cercando di capire con chiarezza cos’è debito capitale e di interesse. Poi abbiamo tentato di risanare il debito perché non continui a generare voragini. Se il risanamento non viene avviato con persone competenti è come cercare di fermare l’acqua di una vasca da bagno che ha tre buchi ma con soli due tappi a disposizione. Per far questo non c’è bisogno di commissari ma di manager capaci ognuno con le proprie competenze sia finanziarie, sia amministrative, sia sanitarie. E ce ne sono anche in Calabria, li hanno tenuti solo sotto coperta, forse perché non funzionali al sistema.
È il caso che emergano, è il caso che rientrino se sono scappati e forse la soluzione è più vicina di quanto oggi appaia. Ed è, infine, anche il caso di restituire una nuova immagine alla Calabria, deturpata da contraddizioni e responsabilità ad essa non direttamente riconducibili. Questa regione continua a pagare lo stigma di pregiudizi impressi negli anni da un sistema a cui fa certamente comodo avere all’occorrenza un sud “sprecone” ed “inefficiente” da additare e su cui scaricare l’inadeguatezza di una classe dirigente, essa sì incompetente e complice di poteri deviati che proliferano all’ombra di una dolosa assenza di governance. Ma che nessuno ha ancora il coraggio di nominare».