«La forza delle idee e il coraggio delle azioni, quando sono finalizzate al rispetto degli altri, attraverso l’impegno e le competenze messe al servizio dei malati, riescono sempre a prevalere sulle millanterie e sulle aggregazioni di faccendieri che usano mezzi subdoli e pretestuosi per affrontare le competizioni. Questa indispensabile premessa dà l’idea di come la Direzione Strategica dell’Asp di Reggio, con tutti i suoi addentellati, abbia agito controcorrente e nel totale disprezzo delle professionalità che arricchiscono le Strutture Ospedaliere del territorio e ricevono continui apprezzamenti dai malati che, a loro volta, vengono offesi e vituperati quando non si scelgono professionisti competenti e capaci di assisterli». Inizia così il duro attacco ai vertici dell'Asp reggina da parte del primario di Cardiologia dell'ospedale di Polistena, Vincenzo Amodeo.

«Il giorno dopo il mio arrivo alla Cardiologia/UTIC di Polistena, nel rispetto delle regolari procedure e nella consapevolezza dei sacrifici che avrei dovuto affrontare - racconta il primario -, sono cominciate le avversità col chiaro intento di scoraggiarmi e di costringermi ad abbandonare. Con la tenacia e perseveranza, che hanno temprato il mio carattere, sono riuscito a conquistare la fiducia della gente e a creare una squadra di professionisti validi, attenti e generosi, pronti a seguirmi in questa azione di rinnovamento. Paradossalmente, l’arrivo dei Commissari ha spostato l’ago della bilancia a favore dei millantatori e dei questuanti, subordinando ogni giudizio sulle qualità professionali, al tentativo (non seguito da risultati) di rimuovere sacche di illegalità e finendo col privilegiare costoro».

Amodeo passa quindi a passare in rassegna i fatti che lo hanno spinto ad usare parole tanto dure nei confronti dei commissari: «Dopo regolare selezione per il conferimento di incarico di Direttore di U.O.C di Cardiologia/UTIC, in seguito a regolare denuncia presentata alla Guardia di Finanza di Reggio Calabria, finalizzata a conoscere le motivazioni per cui non veniva pubblicato l’atto deliberativo che mi indicava vincitore, in data 29/01/2021, ricevevo decreto di archiviazione con la seguente motivazione: la Commissione non ha rinnovato l’incarico in quanto risulta a suo carico rinvio a giudizio per “Associazione Segreta”. Reato per il quale si è già pronunciata la Suprema Corte di Cassazione con sentenza di annullamento senza rinvio, n. 33146 anno 2018 e, il 19/02/2021, la Corte d’Appello di Reggio Calabria con la seguente sentenza: “perché il fatto non sussiste”. Che il fatto non sussistesse lo sapevo da sempre perché, l’associazione era “tanto segreta che non la conoscevo neanch’io” e quindi non potevo esserne partecipe».

«Ma - incalza -, la gravità del comportamento dei signori “Commissari Sceriffi” e dei loro stretti collaboratori sta nel fatto che, senza alcun rispetto del dettato costituzionale che ritiene colpevole il condannato in terzo grado di giudizio e del deliberato dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) che precisa che non possono essere nominati Direttori Sanitari Aziendali, Direttori Amministrativi e Direttori Generali coloro i quali hanno avuto una condanna, anche se solo in primo grado, oltre alla mancata pubblicazione dell’atto deliberativo, hanno applicato un sanzione pecuniaria ( prot. 445/UPD del 15/10/2020 ) con la seguente motivazione: “l’azione penale nei confronti del dott. Amodeo può configurare situazioni di incompatibilità ambientale o di grave pregiudizio per l’Azienda”. Tutto avrei pensato, meno che essere incompatibile con l’ambiente in cui vivo ed esercito la professione, e che il mio agire sia di grave pregiudizio per l’Azienda. Offese, multe e umiliazioni per chi compie il proprio dovere con impegno, professionalità e dedizione; mentre con disposizione di servizio n° 11122 del 18/02/2021, a firma del Direttore Sanitario Aziendale, “ravvisata la necessità e l’opportunità di intervenire con un cautelare temporaneo trasferimento presso il poliambulatorio di Polistena”, la loro protetta, in forza presso la Cardiologia di Polistena, protagonista principale della vicenda e tenace suggeritrice, si guadagna un posto al sole dove poter esprimere la sua professionalità limitata alle tecniche diagnostiche e terapeutiche da mercatino dell’usato».

«Il rispetto per le tantissime persone che hanno apprezzato ciò che, insieme alla maggioranza dei medici e infermieri che operano nel Reparto di Cardiologia, abbiamo finora fatto e continueremo a fare, ci spinge ad andare avanti con l’entusiasmo e la dedizione di sempre. Ma esiste un limite all’indecenza e i signori moralizzatori, arrivati con il compito di eseguire l’eutanasia della sanità reggina e rimasti nella tana come conigli durante la pandemia Covid, lo hanno superato abbondantemente. Perciò - è la conclusione - bisognerà reagire con tutte le energie necessarie per contrastare tutti coloro che hanno fatto scappare tanti illustri e capaci professionisti, che hanno fatto la storia del P.O. di Polistena. Si vis pacem para bellum».