Una tromba d’aria così violenta non si vedeva da cinquanta anni. Lo dicono gli imprenditori agricoli più anziani che ora contano i danni insieme alle nuove leve. A Curinga, nel Lametino, le aziende agricole che costeggiano la statale 18 sono state devastate. Più che una tromba d’aria, è stato un tornado ci dicono mentre ci mostrano le serre divelte, i mezzi agricoli spostati, container di quintali trascinati via, c’è chi si è visto sollevare anche la propria automobile.


La tromba è partita dal mare e si è diretta sulle campagne di Curinga a metà strada tra Lamezia e Pizzo dove ha raso al suolo aziende già provate dall’alluvione del 2018 che le mise in ginocchio, devastandole e riducendole in polvere. Una vera e propria calamità per la quale non hanno ancora avuto alcun ristoro.


Ora nello stesso periodo di allora una nuova sciagura. Ma stavolta la consapevolezza che la strada per avere un conforto economico non è facile rende gli animi ancora più esasperati. Gli imprenditori si sentono abbandonati, chiedono fatti e non parole. Avevano iniziato a piantare le fragole ma non ne è rimasto nulla, così come per altre piantagioni.


Arrivare ad alcune aziende è farraginoso, i pali delle serre sono ovunque e rendono difficile attraversare le strade di accesso: teli e tetti divelti ovunque, fanghiglia e alberi caduti. Sul posto vigili del fuoco e carabinieri a cercare di controllare e monitorare la situazione mentre la pioggia battente rendeva ancora più ostiche le operazioni.

 

A visitare ogni azienda colpita il vice sindaco di Curinga Enza De Nisi che chiede che ci siano interventi celeri. Un’economia già fragile quella agricola, compromessa dal Covid e da due anni di attesa di sostegni e aiuti per rimettersi in piedi dopo l’alluvione.