«Si guarisce dall’anoressia, dalla bulimia, si guarisce dalla depressione, ma bisogna agire in tempo». È un grido di speranza quello che Julia Trocino, nata in Germania e vissuta tra Modena e Crotone, affida alle pagine di Jenny voleva morire, suo romanzo d’esordio presentato a Crotone, nell’ambito della rassegna letteraria "Natale d'autore", organizzata dal Comune e inaugurata ieri sera.

L’autrice e la protagonista del libro condividono gli stessi problemi, lo stesso dolore. «Mi sono ammalata di anoressia nel 1996. Ho chiesto aiuto, ma non mi è stato dato subito. Il mio primo ricovero in un centro specializzato è stato nel 2007, molti anni dopo. Pesavo 39 chili, ho rischiato di morire» ci racconta Julia.

La gravidanza, quel figlio tanto desiderato, poi quel malessere interiore che si trasforma in malattia, fino al rifiuto del cibo. Oltre a combattere con i problemi di salute, Julia ha dovuto affrontare anche la solitudine, i pregiudizi della gente, mentre disperatamente cercava un’ancora di salvezza. «Quando ero ricoverata in psichiatria, ho perso molte persone, si allontanavano. Sull’anoressia, mi condannavano, dicevano che facevo male al mio corpo, ma non ero io che volevo fare male al mio corpo» ricorda con dolore.

Il peggio è ormai passato, ma quelle ferite sanguinano ancora: «Si sta malissimo, perché l’anoressia è la mancanza di affetto, di amore. Con la bulimia, quando mangi e poi ti infili le dita in gola per vomitare, stai buttando fuori tutta la rabbia che hai dentro» aggiunge, mentre le lacrime inumidiscono i suoi occhi.

Julia scaccia via i ricordi, ripete che si può guarire e con uno slancio di speranza si rivolge ai giovani: «Non sottovalutate certe cose, al primo segnale chiedete aiuto». Poi, da mamma, ai genitori: «Date affetto ai vostri figli». Infine, alla gente: «Non giudicate chi sta male».