Erano le 16:58 di domenica 19 luglio 1992, quando una Fiat 126, carica di tritolo, esplose a Palermo, in via D'amelio. Era tutto maledettamente calcolato, poiché quella bomba era destinata al giudice Paolo Borsellino che si stava recando a casa della madre, proprio in via D'amelio. Sono passati 26 anni da quell'attentato che coinvolse anche gli uomini della scorta e, come ogni anno, in tutta Italia, si ricordano quegli eroi.Anche Crotone ha voluto organizzare con Libera e altre associazioni un momento di ricordo perchè ci sono date che non bisogna dimenticare.

 

«Purtroppo è brutto aver bisogno e parlare di eroi – ha dichiarato il referente provinciale di Libera Antonio Tata – sono stati servitori dello Stato che hanno fatto il loro dovere fino in fondo. Ci teniamo a questa giornata, non perchè il ricordo di queste persone ogni anno ci mette a posto la coscienza, ma anzi perchè vogliamo che ogni anno si risveglino le coscienze e per sentire il peso e la responsabilità di questi episodi; ci vuole l'impegno nel cercare la verità - che forse per queste persone sta venendo fuori – e la giustizia vada avanti.

 

Presenti, oltre alle istituzioni, i ragazzi dei campi di Libera di Crotone e Isola Capo Rizzuto che hanno ascoltato la testimonianza di Rocco Mangiardi, imprenditore lametino che si è ribellato alle grinfie della 'ndrangheta. «C'è bisogno di dire, soprattutto ai ragazzi, che le cose non sono come le rappresentano i media – ha dichiarato ai nostri microfoni Mangiardi – qui in Calabria le cose stanno cambiando. C'è tanta bella gente che sta cercando di trasformare il male accumulato da altre persone in bene. Bisogna dare speranza ai ragazzi: io ho fatto quello che ho potuto fare, da cittadino responsabile ho fatto la mia parte. Ognuno può fare la propria parte nel suo piccolo, anche partendo dalle piccole ingiustizie quotidiane, e denunciarle».