Avrebbe compiuto 20 anni proprio oggi Dodò Gabriele, il piccolo crotonese ucciso mentre stava giocando su un campetto di calcio a località Margherita. Si sarebbe iscritto all'università, come tanti coetanei, e non avrebbe sicuramente lasciato quella passione per il pallone; purtroppo Dodò non è riuscito a godere in pieno tutte le gioie dell'adolescenza. La sua vita è cambiata la sera del 25 giugno 2009 quando, nel bel mezzo di una partita, si è trovato pioversi addosso una pioggia di proiettili, che non erano rivolti a lui; fu ferito in maniera grave, e spirò tre mesi dopo all'ospedale di Catanzaro. Da quel giorno, la sua famiglia non lo hai mai dimenticato, e porta la sua testimonianza in giro per l'Italia, organizzando anche vari eventi per le giovani generazioni. Nel giorno del suo ventesimo compleanno si sono ritrovati, insieme a Libera, al teatro Apollo per festeggiare Dodò, insieme a tanti bambini delle scuole del crotonese e non solo. Tanta commozione, striscioni e pensieri per quel piccolo innocente, morto sotto i colpi della criminalità organizzata.

 

 

«È un compleanno da ricordare – ha dichiarato Francesca Gabriele, la madre di Dodò – lui purtroppo non c'è più, però lo ricorderemo lo stesso perchè vive in questi ragazzi che oggi sono qui a fare memoria. E' un giorno di festa: lui sicuramente starà festeggiando con gli angeli lassù. Noi lo festeggiamo quaggiù anche se non è presente, ma è presente nei nostri cuori, non ci abbandonerà mai. Ai ragazzi dico di rispettare le regole, di andare avanti e volersi bene gli uni con gli altri perchè oggi la società, purtroppo, è quella che è. Bisogna, quindi, essere predisposti verso gli altri e aiutare chi è più debole». «E' arrivato il 17 ottobre e oggi Dodò compie 20 anni – ha dichiarato Giovanni Gabriele, padre del piccolo – siamo tutti qui a fargli gli auguri, siamo abbracciati da tutta Italia. E' una festa con tanti invitati: non lo vediamo fisicamente, ma Domenico c'è e oggi fa 20 anni. Mi fa piacere vedere tutti questi bambini perchè pensano di stare dalla parte della legalità».

 

La giornata ha visto la presenza delle istituzioni, delle forze dell'ordine, ma anche soprattutto di famigliari di altre vittime innocenti delle mafie che hanno subito lo stesso grande dolore di Giovanni e Francesca Gabriele. Presente Anna Maria Zirilli, cugina di Celestino Fava, un ragazzo ucciso nelle campagne di Palizzi: in merito alla giornata di oggi ha dichiarato che «è una cosa troppo emozionante e importante. Ai ragazzi dico di andare avanti, però, per la strada giusta affinchè queste cose non accadano più, perchè è un mondo troppo brutto». Michele Fazio era un ragazzo pugliese che venne ucciso anch'egli per sbaglio diciassette anni fa a Bari vecchia, il padre Pinuccio era presente questa mattina a Crotone: «erano loro a trovarsi nel posto sbagliato e al momento sbagliato, non mio figlio – ha dichiarato ai nostri microfoni Michele stava rientrando a casa, e un colpo vagante nel mezzo della sparatoria lo ha colpito alla nuca. Mio figlio non centrava nulla con loro, noi siamo diversi da loro». «Speriamo che in futuro non accadano più questi “incidenti” (riferendosi alle morti di innocenti n.d.r.) e che si ritorni al sorriso e alle belle giornata»: a dichiararlo è stato Pietro Canonico, padre di Gianluca, morto mentre stava giocando nel giardino di casa a causa di una pallottola vagante causata da uno scontro a fuoco tra criminali. «Del resto – continua Canonico – dobbiamo vivere per ricordare i nostri figli e portarli sempre avanti con orgoglio e a testa alta».

 

Indubbiamente ciò che rimane ai famigliari delle vittime è una vita distrutta, una vita fatta di lacrime e dolore per la perdita prematura di un figlio o di un nipote. Una vita, quella di quest'ultimi, strappata nel fiore degli anni, quando ancora non si iniziava nemmeno a gustare ogni cosa bella che sarebbe avvenuta. La mano della criminalità ha pensato bene di distruggere il futuro alle vittime, ma anche alle loro famiglie, solo per meri interessi illegali, per quelle guerre che portano solo morte, e troppo volte di gente che nulla a che vedere con loro stessi. Gente estranea a quel mondo fatto di illeciti, ma che si trovano in mezzo a faide e colpi di arma da fuoco.