L'allarma lanciato la Sorical che scrive alle prefetture: tra settembre e novembre saranno ben 385 i Comuni della regione che soffriranno la sete
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«Inverno senza neve, primavera senza pioggia…». Poi ci sarà l’estate, quindi ci si prepari ad un autunno coi rubinetti a secco o quasi. Sorical, ovvero la società che gestisce le risorse idriche calabresi, lancia un sos e scrive alle Prefetture. Tra settembre e novembre - secondo il dossier Sorical - saranno ben 385 i Comuni della regione che soffriranno la sete, ed in particolare quelli serviti dagli acquedotti Abatemarco, N’tizzo, Ejano, Venaglie, Bufalo, Fondente-Botte Donato, Casali, Neto Fillistro, Savuto.
Questo lo stato dell’arte malgrado la stessa Sorical, sul suo portale web, ricordi che al 2016 abbia effettuato interventi in Calabria per un totale di 256milioni di euro. Non nevica e non piove abbastanza, ma basta questo per giustificare la grande sete, passata, presente e futura, che investe la Calabria? In fondo questa è una regione strana, dove si spendono un sacco di soldi, ma i problemi restano irrisolti. Eppure questa è una delle regioni italiane più ricche di corsi d’acqua e zone umide: seconda, dopo la Liguria, secondo il rapporto sul territorio redatto dall’Istat nel 2020.
È però – nonostante quei 256 milioni di euro di investimenti rivendicati da Sorical - una delle regioni italiane a più alto livello di dispersioni. In pratica, circa il 40% dell’acqua immessa in una rete idrica colabrodo, si perde prima di sgorgare dai rubinetti. E come se tutto ciò non bastasse, guardate questo nuovo dossier. È un’altra elaborazione Istat, riferita al 2019 e diffusa nel 2020: più del 40% dei calabresi sono insoddisfatti della qualità dell’acqua che viene erogata. Insoddisfatti dell’odore, del sapore e della limpidezza. Eppure questa è una terra che dovrebbe navigare sull’oro blu.