Mentre fuori infuria la bufera e ogni giorno che passa somiglia solo a un conta di contagi che vanno su e giù, seguendo anche una curva emotiva sempre più fragile, la tutela della salute dei più piccoli resta un’incognita e, al momento, nessuno sa bene cosa sia giusto fare o non fare. Certo è che, al livello nazionale, i dati dei contagi tra bambini e adolescenti sono in crescita.

Il dottor Alfonso Mazzuca è il segretario provinciale per Cosenza della Fimp (Federazione italiana medici pediatri), è cauto ma per niente tranquillo.

Dottor Mazzuca, sente allarmismo tra genitori? I dati che ci arrivano ogni giorno non fanno tirare il famoso sospiro di sollievo.

«I genitori si sono quasi assuefatti all’emergenza, non telefonano così spesso come prima. Sono consapevoli delle problematiche, magari mi chiamano per informarmi che hanno fatto fare il tampone al figlio, chiedono qualche consiglio, tutto qui».

Sembrano quasi accettare la cosa, e lei è tranquillo?

«No, non lo sono affatto perché dovremmo parlare della gestione della scuola e purtroppo c’è tanta indecisione».

Cosa la preoccupa di più?

«Le posso confermare una cosa: dalla rete di contatti della nostra provincia, parlando con i colleghi che rappresento, si è registrato un aumento nei contagi. Forse non abbiamo avuto tanti bambini positivi in tutto il 2020 quanto in questi ultimi 20 giorni. Solo oggi ho ricevuto due chiamate di genitori con bimbi che hanno contratto il Covid, cosa che prima avveniva raramente».

Questo aumento può essere un effetto delle varianti?

«Non abbiamo la conferma, perché le analisi specifiche dovrebbero arrivare dai laboratori, però sicuramente da noi la variante è arrivata e sta cambiando le carte in tavola dipingendo un quadro epidemiologico che la comunità scientifica aveva ampiamente previsto».

Quali sintomi presentano i più piccoli?

«Nella maggior parte dei casi nessuno, c'è chi presenta qualche linea di febbre, niente di più».

È di qualche giorno fa il caso riportato dai giornali nazionali, di una bimba di Bologna, senza patologie pregresse, che è stata intubata. Questo fa paura.

«La malattia sfiora i bambini ma questo non vuol dire che qualche caso, anche raro, di impegno possa capitare. Non dobbiamo pensare che i bambini siano esclusi completamente dalle problematiche del Covid. La maggior parte, intorno al 95% è asintomatico o paucisintomatico, e poi c’è una piccolissima percentuale che può finire in rianimazione, un evento fortunatamente raro ma possibile».

Si era parlato anche della sindrome Mis C, una sindrome infiammatoria, conseguenza del virus, che poteva manifestarsi nei piccoli anche dopo un mese dalla negativizzazione.

«È una sindrome multisistemica, legata al Covid. Si tratta di uno stato infiammatorio diffuso e grave, in cui vengono coinvolti più organi. Si guarisce ma la sintomatologia è significativa. Questa sindrome colpisce prevalentemente i bambini. È stata indicata come “simil Kawasaki” perché all’inizio veniva confusa con la vasculopatia in quanto anche il Covid crea un’infiammazione vascolare».

Ha avuto casi del genere?

«Almeno nel mio ambulatorio fortunatamente no».

Come possiamo difenderci da questa ondata?

«Dobbiamo solo sperare che si vaccini in fretta la popolazione».

A proposito di questo, perché non si possono vaccinare i bambini?

«Perché le grandi case farmaceutiche che hanno condotto gli studi sui vaccini li hanno previsti solo per gli adulti».

Una pecca?

«In un certo senso, ma consideri che c'era molta fretta di elaborare i vaccini. Ora si sta cercando di rimediare con uno studio, in corso in Inghilterra, in cui si sta valutando l’efficacia dei vaccini sui bambini, dobbiamo solo aspettare».