I laboratori dell’Asp di Reggio Calabria segnano un altro colpo contro il Covid isolando un caso della cosiddetta variante indiana o Delta. Il commissario dell’azienda Gianluigi Scaffidi ha confermato l’ottimo risultato passando la parola al capo dipartimento di prevenzione Sandro Giuffrida che ha ribadito come «si tratti di un caso isolato, dunque, non vi è alcun rischio».

Variante Delta isolata a Reggio Calabria

E, nonostante, non vi siano ancora evidenze scientifiche certe, ribadisce come «chi ha fatto anche la seconda dose di vaccino è comunque parzialmente protetto». Senza dubbio il lavoro incessante svolto dall’equipe della dottoressa Maria Teresa Fiorillo nei laboratori dell’Asp sta dando notevoli risultati.

Dopo lo sforzo compito in piena pandemia, per riorganizzarsi e far fronte all’elevato numero di tamponi, arrivano importati soddisfazioni che pongono l’accento sulla necessità di prevenire il contagio e continuare a utilizzare correttamente i dispositivi di sicurezza.

Cos'è la variante indiana o Delta?

Scoperta per la prima volta ad ottobre nel Maharashtra, stato dell'India Centro-occidentale, conosciuto per la capitale Mumbai, la variante è identificata come B.1.617. La sua caratteristica principale è che presenta due mutazioni già note (E484Q e L452R), unione che sarebbe responsabile della drammatica ondata che sta stravolgendo l’India. La mutazione identificata come L452R corrisponde ad una modifica individuata anche nella variante californiana (B.1.427) che interessa la proteina spike e potrebbe aumentare la contagiosità del coronavirus. La mutazione E484Q potrebbe invece incidere sulla capacità di 'dribblare' la risposta immunitaria: quindi, potrebbe portare il coronavirus ad essere più resistente agli anticorpi sviluppati dopo un'infezione o di aggirare, almeno parzialmente, l'efficacia del vaccino.

I sintomi della variante Delta

A livello di sintomi la variante indiana pare essere più impattante sull'organismo. Tosse, raffreddore, mal di testa e mal di gola, febbre, dolori muscolari, diarrea, stanchezza e spossatezza, ovvero i primi segnali della presenza del coronavirus nelle persone, sono di solito più forti. E di conseguenza anche i tempi di guarigione ne risentono.