“Riaprire è la risposta più giusta che potevamo dare. Così diciamo alla città che non dobbiamo avere paura”. Un ingresso è ancora chiuso, ci sono lavori in corso, i calcinacci abbondano, un banco frigo è completamente fuori uso, ma il forno della famiglia Angotti lavora. Lavora alacremente   nonostante l’ordigno fatto esplodere la notte del 30 marzo scorso abbia creato danni importanti e avesse come obiettivo prioritario quello di incutere paura e terrore. 

 

Così loro, Stefano, Luca e Fabio, i tre fratelli che gestiscono il forno di via Piave a Lamezia portando avanti la tradizione di famiglia, sono diventati un esempio della Calabria che resiste, che si lecca le ferite, si rimbocca le maniche e va avanti a lavorare, ma non a  capo chino,  a testa alta.

 

E Lamezia non ha avuto paura. Non si è girata dall’altro lato lasciando ai politici di turno il compito di mettere in moto la macchina dei comunicati stampa di solidarietà, ma sin dal primo giorno si è recata in processione nel forno, esprimendo la propria vicinanza, facendo acquisti, offrendosi di aiutare la famiglia.

 

Intanto, le indagini sembrano essere arrivate a buon punto. Dalle telecamere di sorveglianza poste nelle vie adiacenti a quelle in cui è collocato il forno, sembra siano stati già catturati indizi utili ad individuare chi ha posto quella sera la bomba che ha devastato anche cinque auto, i negozi e gli appartamenti posti di fronte.

 

Tiziana Bagnato