Carenza idrica a Cosenza, una sentenza accusa il Comune: «Inefficiente»

Resa nota la decisione del Tribunale superiore delle acque che dà torto a Palazzo dei Bruzi, annullando l'ordinanza con cui il sindaco impose alla Sorical di aumentare la portata

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di Salvatore Bruno
24 ottobre 2019
14:06

L'ordinanza contingibile ed urgente emessa il 16 gennaio del 2017 dal sindaco Mario Occhiuto per imporre alla Sorical l’erogazione della portata istantanea costante minima idrica di 311 litri al secondo di acqua potabile e per ricevere in consegna le chiavi dei punti di controllo al partitore di Via De Rada, al partitore di Cozzo Muoio e sull’adduttrice al serbatoio di Serra Spiga, è stata annullata dal Tribunale Superiore delle Acque con decisione assunta a Roma in camera di consiglio, in data 8 maggio 2019 e soltanto adesso notificata alle parti. I giudici, accogliendo il ricorso presentato dalla società di gestione delle Risorse Idriche Calabresi, guidata da Luigi IncarnatoBaldassarre Quartararo, hanno stabilito l'illegittimità del provvedimento di Palazzo dei Bruzi, assunto come si ricorderà, in una fase in cui la tensione tra il comune di Cosenza e la Sorical, era giunti ai massimi livelli per i disagi accusati dai cittadini per la carenza d'acqua determinata dalla siccità. 

Erogazione sufficiente a coprire il fabbisogno

Nel dispositivo, i magistrati calcolano in 24.800 metri cubi al giorno, corrispondenti a una portata media immessa in rete di 287 l/s, il fabbisogno idrico della popolazione di Cosenza. Secondo una relazione prodotta dalla Sorical e trasmessa alla Prefettura del capoluogo bruzio nel gennaio 2017, la città ha usufruito tra il 2010 ed il 2016 di una portata media pari a 328 l/s oltre alla dotazione idrica prodotta dagli acquedotti comunali, i quali risultano fornire ulteriori 206 l/s di acqua. Secondo i giudici quindi, nella rete idrica comunale è costantemente affluito un quantitativo idrico «significativamente superiore al fabbisogno standard». La richiesta del Comune di avere più acqua, quindi, va ricollegata agli storici fenomeni di dispersione nelle reti urbane, dovuti alla vetustà delle condotte, su cui però la competenza non è di Sorical.


Maledetta dispersione

Secondo i giudici, la diminuzione della portata idrica va quindi ascritta in primo luogo alla dispersione, dunque ad una circostanza non imprevedibile e risolvibile non attraverso una ordinanza urgente o chiedendo a Sorical una fornitura superiore al fabbisogno standard, ma con la manutenzione delle reti idriche: «Non risulta adeguatamente comprovata in atti - si legge nel dispositivo - anzi, viene contestata da Sorical, l'avvenuta esecuzione, da parte dell'Amministrazione comunale, dei lavori e degli interventi, anche manutentivi, sulle reti secondarie, ai quali si fa riferimento nelle premesse dell'ordinanza del sindaco. Il Comune - proseguono i giudici - ha avuto a disposizione un periodo di tempo lunghissimo per intervenire in via ordinaria sulle proprie reti cittadine facendo in modo che la fornitura idrica di Sorical potesse bastare a soddisfare il fabbisogno della popolazione». Il Tribunale quindi, pone la questione come tutt'altro che imprevedibile e quinti fronteggiabile con gli strumenti ordinari, legati alla realizzazione degli investimenti e degli interventi manutentivi della rete.

La prolungata morosità

Il Tribunale Superiore delle Acque accoglie anche il profilo di censura nella parte in cui Sorical lamenta l'illegittima requisizione, da parte del Comune, dei punti di erogazione e dei misuratori, e si esprime inoltre sulle conseguenze del provvedmento urgente assunto da Mario Occhiuto in ordine al debito maturato dall'Amministrazione nei confronti della stessa Sorical. «Se la riduzione della fornitura idrica, dalla quale ha preso le mosse l'ordinanza - scrivono i giudici - risulta originata dal prolungato inadempimento del Comune, appare corretto il rilievo di Sorical secondo cui il Comune, con l'ordinanza impugnata, tenta in modo improprio di incidere su un rapporto privatistico sinallagmatico (quello tra società e Comune), per porre in modo improprio rimedio alle conseguenze derivanti dalla propria inadempienza». In altre parole, in fase dibattimentale il Comune non ha dimostrato da avere effettivamente attuato interventi per riammodernare la rete idrica interna di propria competenza per arginare il fenomeno della dispersione a cui, unitamente alla morosità, va imputata la carenza di acqua nelle case e alle insufficienti forniture idropotabili di Sorical, risultati in linea con i fabbisogni standard. 

Giornalista
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