Emesso un decreto di condanna nei confronti di uno dei partecipanti alla mobilitazione del novembre scorso in difesa della sanità pubblica. O paga o va a processo. Protestano i promotori dell'iniziativa
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La Calabria era zona rossa per l'inadeguatezza dei suoi ospedali, così in centinaia sono scesi in strada a manifestare chiedendo maggiori investimenti nella sanità pubblica. Gli unici ad aprire il portafoglio, però, per adesso sembrano dover essere proprio i manifestanti. Qualche mese dopo il corteo del 9 novembre scorso all'ingresso dell'autostrada, nel tribunale di Cosenza è partita la richiesta di un decreto penale di condanna per uno dei partecipanti.
In estrema sintesi si tratta di un procedimento speciale che mira ad evitare udienza preliminare e dibattimento, utilizzato quando il pm chiede al giudice di applicare una pena pecuniaria in sostituzione di una detentiva; il condannato può, ovviamente, opporsi e chiedere di andare a giudizio per dimostrare la propria innocenza oppure accettare l'ammenda mantenendo, nonostante la condanna, la fedina penale pulita (o non sporcandola ulteriormente).
La richiesta, firmata dal sostituto procuratore Emanuela Greco, si traduce in un esborso di 600 euro al posto dei 24 giorni d'arresto previsti per il reato contestato. Quale? Aver acceso «senza la prescritta licenza dell'autorità un fumogeno nella pubblica via in occasione della manifestazione “No alla Calabria in zona rossa”».
La notizia – oltre che al diretto interessato, che ha già manifestato la volontà di opporsi al decreto – non è stata accolta bene dai promotori della mobilitazione di novembre, che già nelle scorse settimane si erano visti recapitare a casa «centinaia di multe» per aver partecipato nello stesso periodo al drive-in di fronte alla Cittadella e ad altre due proteste pubbliche a Cosenza. I verbali, in quei casi, riguardavano la violazione delle norme anti-Covid.
Ma dalle sanzioni amministrative per «le motivazioni più disparate e pretestuose» stavolta si è passati al penale, qualcosa che ritengono «incredibile ma vero», visto che tutto è accaduto durante una manifestazione «partecipatissima», preceduta – sostengono - da un'interlocuzione con le forze dell'ordine. E di richieste di condanne penali potrebbero arrivarne a breve diverse altre, almeno quante i fumogeni accesi quella sera.
Tempo sprecato, secondo i probabili destinatari dei futuri decreti, dai magistrati cosentini che, a loro avviso, ne avrebbero di questioni più importanti su cui indagare: «Trovano fiato, coraggio e voglia di lavorare solo quando si tratta di perseguire chi denuncia il malaffare e lotta realmente per cambiare le cose. Tutto quello che le mobilitazioni hanno denunciato in questi mesi si è dimostrato una drammatica realtà».