Torna in Corte d’appello il processo nato dall’inchiesta Deus, operazione della Dda di Reggio Calabria contro la cosca Crea di Rizziconi. Così ha deciso la Cassazione che, nel tardo pomeriggio di oggi, ha accolto tutti i ricorsi presentati dai legali degli imputati. Una decisione che mette in discussione non solo la ricostruzione degli inquirenti, ma anche la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria che, il 15 dicembre di due anni fa, aveva condannato i presunti vertici della cosca Crea a pena pesantissime.

Dovranno affrontare il processo bis il boss Teodoro Crea (condannato a 20 anni in secondo grado), suo figlio Giuseppe Crea (17 anni), Domenico Crea (assolto in primo grado e condannato a 12 anni di carcere in appello), e Antonio Crea (assolto in primo grado e 16 anni in secondo). In merito alla posizione di Domenico Russo, la Corte ha annullato senza rinvio per l’associazione mafiosa e ha rinviato in appello per la rideterminazione della pena per la violenza privata.

L'indagine è stata condotta dalla squadra mobile di Reggio Calabria e poggia sulla coraggiosa testimonianza dell'ex sindaco Antonino Bartuccio. Secondo quanto emerso dalle indagini, il primo cittadino si era opposto, con le proprie circostanziate denunce, allo strapotere criminale della cosca Crea: dalle sue dichiarazioni all'autorità giudiziaria scaturì l'indagine Deus, che portò agli arresti da parte della Mobile di Reggio Calabria, del Servizio centrale operativo e del Commissariato di Gioia Tauro, di 16 persone, tra cui tre ex politici che sarebbero stati l'avamposto in Comune dei Crea.

Una ricostruzione che, alla luce della sentenza della Cassazione, dovrà essere vagliata per la seconda volta dalla Corte d’appello di Reggio Calabria.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Marina Mandaglio, Pasquale Loiacono, Francesco Siclari, Luciano Crea, Francesco Albanese, Giuseppe Milicia, Nico D’Ascola, Roberto Rampioni, Giuseppe Della Monica.