«Mia zia è in ospedale. Ha una seria insufficienza respiratoria e adesso è assistita con la ventilazione polmonare. Vi è arrivata per sospetto Covid ed è rimasta sei ore in ambulanza, prima che la stanza Covid del Pronto soccorso si liberasse e fosse sottoposta a tampone. È positiva. Assieme ad altri due miei zii, entrambi risultati positivi al virus, si prende cura di mio nonno, che adesso è a casa, allettato. È ultranovantenne, non è autosufficiente. Ha febbre, nausea, vomito e diarrea. Ha bisogno d’aiuto, perché rischia di morire».

 

Cristina racconta in modo accorato l’incubo che sta vivendo la sua famiglia. Vorrebbe correre da suo nonno, ma non può farlo. Così come gli altri familiari non contagiati. L’anziano al momento è un «caso di sospetto Covid» ed in questo momento con lui c’è un solo familiare, «anch’egli con febbre, riteniamo si sia infettato ed in ogni caso da solo – denuncia Cristina – non ce la fa a provvedere a mio nonno».

 

La giovane continua: «Sono le 16.30 in questo momento. A mezzogiorno abbiamo chiesto l’intervento di un’ambulanza, vorremmo che il nonno facesse il tampone anche per capire come noi possiamo relazionarci a lui ora e nei prossimi giorni. Ci hanno detto che in questo momento non possono effettuare i tamponi domiciliari per carenza di dispositivi di protezione. Ci hanno detto che per mandare l’ambulanza prima la devono sanificare. Alla fine siamo andati a fare un esposto in Questura. Abbiamo chiesto alla polizia di intervenire».

 

È consapevole, Cristina, che anche la forza pubblica può fare ben poco di fronte alle macroscopiche deficienze della sanità pubblica in Calabria, le stesse deficienze che hanno indotto il governo a dichiararla zona rossa malgrado il numero relativamente contenuto di contagi.

 

«Voglio denunciare pubblicamente tutto questo – continua – perché se la curva continuerà a salire anche nella nostra provincia, che dai numeri diffusi dalla Regione è quella come meno infetti, la situazione diventerà drammatica. Lo sarà soprattutto per gli anziani. Non ce l’ho con le persone, ce l’ho con il sistema che non funziona.

 

Così pochi casi, una sola stanza occupata ed una persona con una grave insufficienza respiratoria che deve stare ore chiusa in un’ambulanza. Un anziano infermo e malato, privato dell’assistenza di cui ha bisogno. È drammatico ed ingiusto quello che succede. Non oso immaginare cosa potrebbe accadere se la situazione finisse fuori controllo qui, potrebbe essere una strage».