«Se anche il paziente dializzato di Cetraro fosse infettato, in questo ospedale nessuno correrebbe dei rischi». A pronunciare queste parole è Roberto Pititto, responsabile della Dialisi di Amantea, corso in aiuto dei colleghi cetraresi per via dell'emergenza Coronavirus. Ieri il paziente dializzato, da lunedì scorso in quarantena volontaria, è risultato positivo al tampone inviato al laboratorio di Virologia a Cosenza. Prima di parlare di vero e proprio contagio, si attende il responso dell'Istituto Superiore di Sanità che sta vagliando un secondo tampone, ma la psicosi da Cocid-19, oramai dilaga. Dovute quindi le precisazioni: «Abbiamo creato un percorso a parte per il paziente che viene a fare la dialisi da noi, in una stanza isolata, poi sanificata. Da oggi il paziente - che finora ha raggiunto l'ospedale con la sua auto - verrà trasportato qui in ambulanza».

 

Precauzioni in tempi non sospetti

«Se oggi siamo tutti tranquilli - dice Pititto - lo devo a due persone: il direttore sanitario dello spoke Cetraro-Paola Vincenzo Cesareo e Carlo Sapio, dell'unità operativa di Dialisi. Entrambi hanno attivato immediatamente tutti i protocolli di sicurezza dal primo giorno che il paziente è venuto a sottoporsi alla dialisi, ancora prima che si potesse avere il sospetto di un contagio».

 

Il disappunto di Aned

Di diverso parere è Antonello Troya, responsabile provinciale dell'Associazione Nazionale Emodializzati, Dialisi e trapianto. «In questi casi è meglio non correre rischi per noi altri dializzati - spiega Troya -, il solo fatto che l'uomo al nord avesse frequentato zone a rischio contagio, avrebbe dovuto spingere i responsabili a spostarlo nel reparto di malattie infettive». Poi conclude: «Che non si faccia allarmismo, ma la situazione è molto seria».

 

Ospedale semideserto

Il panico gioca brutti scherzi. Se da un lato ci si affanna a nascondere la paura di un possibile contagio, dall'altro il silenzio surreale che caratterizza oggi il piazzale dell'ospedale di Cetraro, parla chiaro: il Coronavirus è più temuto di quanto si possa pensare. E così, i parcheggi sono eccezionalmente liberi, l'ingresso del nosocomio è vuote e anche nei reparti il silenzio fa da padrone. Anche in quello di Dialisi, dove infermieri e medici indossano tute e mascherine antivirus. Come nei film di fantascienza. Solo che qui non c'è nulla di inventato e tutti sperano che l'incubo finisca presto.