Coronavirus, la folle incompetenza di chi ci governa guida la fuga dalla Lombardia

Quanto sta accadendo in queste ore, con migliaia di persone che scappano verso Sud prima che tutta la regione venga dichiarata zona rossa, mostra in maniera drammatica l’inadeguatezza della nostra classe dirigente e la strafottenza di chi pur di tornare in Calabria è disposto a mettere in pericolo se stesso e gli altri

di Enrico De Girolamo
8 marzo 2020
03:20

Sono dei mostri di bravura quando si tratta di cazzeggiare, quando si tratta di litigare tra loro o di fare propaganda. Quando devono andare in tv da Vespa o dalla D’Urso a mostrare come sono acuti i loro pensieri e come sono determinati a lottare per il primato politico. Poi, quando il gioco si fa davvero duro e le parole non contano più nulla, il bluff cade miseramente.

 


Quanto sta accadendo in queste ore, con migliaia di persone che fuggono dalla Lombardia prima che tutta la regione venga dichiarata zona rossa, mostra in maniera drammatica l’incompetenza dilettantesca di chi ci governa e, probabilmente, di chiunque altro ci avrebbe governato. Perché poi, alla fine, questi siamo. La massima espressione dell’Italietta approfittatrice e furba che il grande Alberto Sordi descriveva col cinismo strafottente dei suoi personaggi, è andata in scena per l’ennesima volta alla stazione di Milano e a Palazzo Chigi.

 

Qui, un ex concorrente del Grande Fratello, tale Rocco Casalino, fa e disfa la comunicazione istituzionale della pochette nel taschino col premier intorno, come se la sua unica preoccupazione fosse ancora quella di non andare in nomination. È successo con il decreto che poi avrebbe deciso la chiusura delle scuole, anticipato alle agenzie di stampa e ripreso (doverosamente) da tutti giornali italiani. È successo di nuovo ora, con la bozza del decreto che decide di chiudere i confini della Lombardia, trapelato all’esterno del Palazzo prima che fosse legge e prima che venissero predisposte misure di controllo e interdizione idonee alla sua corretta applicazione.

 

La conseguenza è un vero e proprio esodo - in auto, in pullman e in treno - di migliaia di persone che con incoscienza, pari solo a quella di chi ci governa, si sono messe in viaggio per raggiungere la Calabria e qualunque altro posto dal quale dovrebbero star lontani. In cambio abbiamo un sacco di spot trasmessi a reti unificate che ci invitano a lavarci le mani di frequente e a mantenere la distanza di almeno un metro l’uno dall’altro. E pensare che appena qualche giorno fa ci dicevano che andava tutto bene, madama la marchesa. #milianoriparte era l’hashtag pride dell’apericena anti-crisi, o forse era solo un subliminale invito a togliersi dalle scatole, e chi si è visto si è visto. Milano riparte, nel senso che migliaia di studenti fuorisede, operai, professionisti se ne tornano a casetta, al Sud, magari con un invisibile regalino nelle alte vie respiratorie da distribuire tra parenti, amici e perfetti sconosciuti. Un capolavoro di strategia.

 

«È necessario chiarire quel che è successo è una cosa inaccettabile», ha dichiarato a notte fonda il premier Conte, facendo quello che gli viene meglio: chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. «Un decreto che stavamo formando a livello di governo per regolamentare le nuove misure che entrano in vigore subito, lo abbiamo letto su tutti i giornali – ha aggiunto -. Ne va della correttezza dell’operato del governo e della sicurezza degli italiani. Questa pubblicazione ha creato incertezza, insicurezza, confusione e non lo possiamo accettare». Qualcuno lo avverta che è già successo e se vuole prendersela con qualcuno lo faccia con se stesso e con chi gli siede accanto e condivide con lui la responsabilità di guidare il Paese.


Gli ospedali del Nord, dove ci sono e funzionano bene, sono già al collasso. Figurarsi in Calabria, dove i posti in terapia intensiva al momento sono in totale appena 107. Eppure tornano. Incoscienti loro e chi glielo permette. Folli loro, disposti a tornare in una regione che ha il peggiore sistema sanitario d’Italia, e folli coloro che li hanno spinti a partire “annunciando” il varo di un decreto ancora non operativo. Un atteggiamento così incomprensibile che davvero viene da chiedersi se l’abbiano fatto apposta. Ma una domanda simile non te la puoi neppure porre, perché le risposte sarebbero troppo sconvolgenti per essere plausibili, come ipotizzare che dietro ci sia l’assurda mossa di qualcuno per decongestionare gli ospedali del Nord e lasciare che il problema diventi in fretta di tutti, e ognuno si curi i malati suoi.

 

Meglio lasciar perdere i complottismi e fidarci della cristallina ottusità della nostra classe dirigente, capace di mostrare per giorni il petto gonfio di rabbia in difesa della pizza dall'affronto della satira francese, ma talmente inadeguata da lasciare che migliaia di potenziali portatori del virus tornino a casa ammassandosi (e contagiandosi) come se non ci fosse un domani.


degirolamo@lactv.it

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