Si è tenuta oggi l’udienza di convalida a carico del 49enne di origine marocchina che nella tarda serata di sabato scorso, al culmine di una lite, ha ucciso soffocandola la moglie. Il gip del Tribunale di Lamezia Terme ne ha disposto la custodia cautelare in carcere.

È stato lo stesso uomo a confessare tutto al proprio datore di lavoro il quale poi ha allertato le forze dell’ordine e i soccorsi. Un delitto che ha scosso la piccola comunità di Motta Santa Lucia, borgo catanzarese di 800 anime.

La coppia era arrivata da poco, a novembre, appositamente affinché il marito iniziasse il lavoro di operaio. Si vedevano per le strade intenti nelle attività quotidiane e frequentavano altri immigrati di origine marocchina. Nei prossimi giorni avrebbero firmato il contratto di fitto di un’abitazione.

Una coppia, insomma, “normale”, proiettata verso il futuro. Di liti, grida o altro il sindaco di Motta Ivano Egeo è certo non se ne sia saputo mai nulla, altrimenti, ci spiega, l’articolato sistema di assistenza sociale e difesa dalla violenza di genere avviato con il Comune di Soveria Mannelli, sarebbe intervenuto.

Sul posto, quando ormai la donna era senza vita, sono giunti i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Soveria Mannelli, supportati da personale della Stazione di Conflenti e del Nucleo Investigativo del Gruppo di Lamezia Terme.

Per i rilievi tecnici di rito sono stati attivati gli specialisti della Sezione rilievi del Reparto Operativo di Catanzaro, nonché il medico legale per i preliminari accertamenti su luogo del delitto, alla presenza del magistrato del pubblico ministero di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Lamezia.