Le indagini condotte dalla Gdf hanno preso le mosse dalla denuncia di una ragazza licenziata: i due imputati sono accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro
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Sono stati rinviati a giudizio Michele Grutteria, 57 anni di Lamezia Terme, e Anna Garofalo, 55 anni di Vibo Valentia; entrambi accusati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Secondo l'ipotesi della Procura di Lamezia Terme i due - in qualità rispettivamente di amministratore di fatto e amministratore di diritto di una società esercente attività di commercio al dettaglio - avrebbero sottoposto le lavoratrici a condizione di sfruttamento corrispondendo retribuzioni palesemente difformi dai contratti collettivi nazionali e approfittando del loro stato di bisogno.
Il coraggio di denunciare
L'inchiesta condotta dal nucleo operativo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha preso le mosse dalla denuncia di una commessa dell'esercizio commerciale ubicato su corso Nicotera. La donna aveva dichiarato: «Di aver preso contatti nell'agosto del 2018 con Michele Grutteria, il quale le preannunciava che avrebbe lavorato come commessa part time assunta per due ore al giorno ma avrebbe lavorato effettivamente per quattro ore al giorno. La retribuzione sarebbe stata di 450 euro mensili, senza corresponsione della tredicesima mensilità e con una settimana di ferie all'anno».
Scontrini al ribasso
La dipendente prendeva così servizio a fine agosto senza che «le venisse formalizzata l'assunzione e solo a seguito delle sue richieste, dopo circa dieci giorni di lavoro, Anna Garofalo le faceva firmare un contratto (nel quale veniva indicata con la mansione di truccatrice) e che rimaneva una mera scrittura privata definita dalla datrice di lavoro quale "carta che serviva solo da esibire a quei della Finanza in caso di controllo". Le veniva subito spiegato che da Anna Garofalo che avrebbe dovuto emettere scontrini fiscali di importo sempre inferiori rispetto ai reali corrispettivi pagati dai clienti. In una occasione a fronte di una spesa di 58 euro da parte di una cliente, tratta in errore per via di questa pratica, emetteva uno scontrino di 10 euro e incassava solo tale minore somma; circostanza per la quale veniva rimproverata che pretendeva la consegna della somma non incassata pari a 48 euro dalla lavoratrice».
Rinvio a giudizio
La donna, tuttavia, tentando di giustificarsi lamentava di esser assunta senza formale assunzione e per tale ragione veniva licenziata e subito rimpiazzata da un'altra commessa. I due oggi, assistiti dagli avvocati Teodoro Palermo e Lucio Canzoniere, sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di sfruttamento commesso nei confronti di tre commesse.