Il controllo effettuato in un impianto di produzione nel comune di Paterno Calabro. I finanzieri hanno proceduto alla denuncia, a piede libero, del titolare dell’impianto di produzione alla procura bruzia
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I finanzieri del gruppo di Cosenza hanno sottoposto a sequestro oltre 300 tonnellate di pellet contraffatto, rinvenuto all’interno di un impianto di produzione nel comune di Paterno Calabro, nel Cosentino. Lo stabilimento, dislocato su una superfice di oltre 10mila metri quadri, è stato individuato dalle Fiamme gialle a seguito di sopralluoghi ed appostamenti.
Gli accertamenti hanno permesso di riscontrare come l’azienda boschiva fosse priva delle previste autorizzazioni per l’utilizzo del marchio “en plus A1”, non essendo inserita nelle liste ufficiali dei produttori, distributori ovvero trasportatori. Nel corso di una perquisizione d’iniziativa, i finanzieri hanno interrotto il processo di trasformazione del legno in pellet contraffatto, rinvenendo ingenti quantitativi del prodotto, sia in forma sfusa che all’interno di involucri della capienza di 15 chili, per un totale di oltre 300 tonnellate.
Considerato che nei locali aziendali veniva svolta, in via esclusiva, l’attività di illecita lavorazione del pellet, sono stati anche apposti i sigilli sull’intero impianto di produzione, composto da macchinari e strumentazione tecnica, al quale era collegata una bobina, della lunghezza di oltre 2.000 metri, contenente circa 130 sacchetti compressi con marchio contraffatto. Dalla disamina delle fatture fiscali, è stata quindi ricostruita la filiera produttiva illegale, al cui vertice era posta la società ispezionata.
Quest’ultima, dopo aver acquistato le materie prime da fornitori situati nell’area silana, le trasformava in prodotti finiti, successivamente rivenduti, a prezzi più vantaggiosi rispetto agli standard del mercato, ad una fitta rete di attività commerciali al dettaglio situate nelle province di Cosenza e Catanzaro. Una successiva perizia tecnica eseguita presso il laboratorio di analisi convenzionato con il licenziatario del marchio, oltre a confermare la contraffazione del logo originale, ha stabilito che il pellet sequestrato aveva caratteristiche qualitative inferiori rispetto a quelle oggetto della certificazione.
L’utilizzo del marchio En plus A1 è infatti garanzia degli elevati standard qualitativi del pellet. Per questo motivo, il produttore, prima dell’immissione in commercio, deve dimostrare di aver impiegato legname di pregio e di non aver aggiunto sostanze tossiche. Al termine degli accertamenti, i finanzieri hanno proceduto alla denuncia, a piede libero, del titolare dell’impianto di produzione alla procura della Repubblica di Cosenza, per il reato di contraffazione.