Accolta la richiesta avanzata dagli avvocati di Peppino Daponte, sotto accusa per l'agguato avvenuto nel 2003, secondo la Dda di Catanzaro maturato negli ambienti della 'ndrangheta locale
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La prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con cui la Corte d'assise d'appello di Catanzaro, nell'ottobre del 2022, aveva condannato Peppino Daponte, di 63 anni, a 30 anni di reclusione per l'omicidio di Pietro Bucchino, di 32 anni, avvenuto nell'ottobre del 2003 a Sambiase di Lamezia Terme.
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L'annullamento è stato deciso in accoglimento della richiesta avanzata dai difensori di Daponte, gli avvocati Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino e Renzo Andricciola. Il procuratore generale aveva chiesto la conferma della condanna.
Bucchino fu ucciso in un agguato con cinque colpi di pistola calibro 38 sparatigli da distanza ravvicinata mentre si trovava accanto alla sua automobile, lungo una strada sterrata in località Savutano. L'omicidio sarebbe maturato in un contesto mafioso e sarebbe stato ordinato, secondo la tesi accusatoria sostenuta dalla Dda di Catanzaro, dalla cosca di 'ndrangheta Iannazzo-Cannizzaro-Daponte allo scopo di punire Bucchino, secondo quanto è detto nel capo d'imputazione, «dal momento che la vittima tendeva ad agire in maniera autonoma e indisciplinata, vessando soggetti sottoposti alla protezione e al controllo estorsivo del gruppo criminale».