Il rettore dell'università Mediterranea di Reggio Calabria, 5 professori e 2 dipendenti sono indagati dalla procura dello Stretto perché accusati di avere pilotato concorsi all'interno dell'ateneo. Sulla base di quanto emerso dalle indagini della guardia di finanza, la perpetrazione di molteplici e reiterati atti contrari ai doveri d’ufficio di imparzialità, lealtà, correttezza e fedeltà si sarebbe manifestava, soprattutto, in occasione delle varie procedure concorsuali e comparative, nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti affidabili e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti “direttamente” o a seguito di “segnalazione”.

Gli indagati e i reati contestati

  • Santo Marcello Zimbone, rettore;
  • Pasquale Catanoso, ex rettore e attuale prorettore vicario; 
  • Ottavio Salvatore Amaro, professore associato del Dipartimento di architettura ed ex direttore generale dell'ateneo; 
  • Adolfo Santini, direttore del Dipartimento di architettura; 
  • Massimiliano Ferrara, direttore del Dipartimento di giurisprudenza, economia e scienze umane; 
  • Antonino Mazza Laboccetta, professore associato dello stesso Dipartimento di giurisprudenza;
  • Alessandro Taverriti e Rosario Russo,funzionari dell'Area tecnico-scientifica elaborazione dati dell'università.

Le condotte contestate agli indagati sono associazione a delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato.

I concorsi sotto la lente degli investigatori

Le procedure comparative e concorsuali riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione.

I militari delle Fiamme gialle hanno notificato un’ordinanza di applicazione di misura cautelare personale interdittiva nei confronti di sei professori ordinari e due dipendenti dell’area amministrativa dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Misura interdittiva per il rettore

Tra le persone sottoposte alla misura cautelare del divieto temporaneo all’esercizio del pubblico ufficio ricoperto presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, figurano anche l’attuale rettore dell'ateneo, Santo Marcello Zimbone, sottoposto a una misura interdittiva della durata di 10 mesi, nonché il suo predecessore, l’attuale prorettore vicario, sottoposto ad una misura interdittiva della durata di 12 mesi. Nei confronti di quest’ultimo, il gip ha altresì disposto l’esecuzione di un sequestro preventivo del valore di circa 4 mila euro.

Perquisizioni domiciliari

Contestualmente, i finanzieri stanno dando esecuzione a decreti, disposti dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria, di perquisizione domiciliare e personale nei confronti di 23 soggetti, di perquisizione di sistemi informatici/telematici in uso all'università, nonché di richiesta di consegna di documentazione ritenuta essenziale ai fini probatori.

L’operazione costituisce l’esito di un’articolata indagine condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria di Reggio Calabria che ha consentito di ipotizzare – fatte salve successive valutazioni di merito – condotte illecite, commesse in un arco temporale molto significativo, dal 2014 al 2020, integranti l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria e delle sue articolazioni compartimentali.

Tutto partito dall'esposto di una concorrente esclusa

Le indagini traggono origine da un esposto, presentato alla locale procura della Repubblica, da una candidata, Clara Stella Vicari Aversa, non risultata vincitrice, nel quale venivano segnalate presunte condotte irregolari perpetrate in occasione dell’espletamento della procedura di valutazione comparativa per un posto di ricercatore universitario. L’esponente, per tutelare la propria posizione, aveva promosso appositi giudizi ai competenti organi di giustizia amministrativa, in tale contesto, come emerso agli atti delle indagini, veniva suggerito al predetto di rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed «aspettare il proprio turno» per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del Dipartimento.

Candidati scelti su segnalazione

Sulla base di quanto emerso dalle indagini, la perpetrazione di molteplici e reiterati atti contrari ai doveri d’ufficio di imparzialità, lealtà, correttezza e fedeltà si manifestava, soprattutto, in occasione delle varie procedure concorsuali e comparative, nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti affidabili e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti “direttamente” o a seguito di “segnalazione”.

Auto e carte di credito usate per fini personali

Inoltre, sulla scorta delle indagini poste in essere venivano riscontrate ulteriori e molteplici irregolarità nella gestione delle risorse universitarie: le autovetture di servizio, infatti, venivano sistematicamente sottratte alle loro finalità istituzionali per essere utilizzate ai fini privati, nonché taluni appalti dei lavori edili di manutenzione dei locali universitari venivano assegnati in assenza di apposite procedure di gara e sulla base di false prospettazioni della realtà fattuale. Peraltro, l’indebito utilizzo delle risorse dell’ente non ha riguardato solo le autovetture di servizio, le contestazioni di peculato concernono, infatti, anche le carte di credito intestate all’Università, reiteratamente utilizzate per pagare spese di natura prettamente personale.