È successo in un appartamento situato alla periferia sud di Reggio Calabria. Dure le parole della consigliera Nancy Iachino: «Fate schifo»
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Danneggiato un bene confiscato affidato alla gestione del comune di Reggio Calabria. Si tratta di un appartamento, situato alla periferia sud della città e confiscato alla criminalità organizzata.
Due uomini, nel pomeriggio di ieri, si sarebbero introdotti all’interno dello stabile e con mazze e martelli hanno distrutto alcune pareti. A darne l’annuncio, tramite il proprio profilo Facebook, è stata la consigliera comunale, con delega alla gestione dei beni confiscati, Nancy Iachino. Durissime le parole della Iachino sui social: «Ai soggetti autori, e ahimé, anche agli spettatori del vile atto vandalico dico-ha scritto - Fate schifo due volte. Una per aver compiuto un atto del genere, per la seconda spero basti qualche giorno e non sarà nemmeno il caso di affannarsi a spiegare-ha chiosato il consigliere».
Sull’episodio sono in corso le indagini da parte delle forze dell’ordine. A breve il bene sarebbe diventato un alloggio destinato ad edilizia residenziale pubblica. Progetti affidati proprio con delega specifica alla Iachino la quale è molto amareggiata per quanto accaduto ieri.
“Questa "tela di Penelope" che danni mi toglie il fiato-ha scritto la Iachino-forse non riuscirò a completarla. Ma non mi fermerò mai! Non mi fermerà nulla. Mi accontenterò di perdere-continua il post-la pace ogni santo giorno e di fare solo un millesimo di passo avanti! Forse non avrò la soddisfazione di raggiungere tutti gli obiettivi che mi sono posta, e il mio ufficio (costituito da un'unica santa donna, competentissima e in perfetta sintonia con i miei principi, ma una sola), travolto da ordinario e da imprevisti di ogni genere non riuscirà a dare e fare quanto desiderato.
Ma di un paio di cose state certi, non c'è stato ostacolo ("canonico" e non), rivolgendosi agli autori del danneggiamento, che mi abbia fermata e non c'è stata minaccia che mi abbia intimorita. Non sarà mai abbastanza, ma darò tutta me stessa fino all'ultimo istante che mi sarà consentito donare».
Parole queste di profonda amarezza e rabbia da parte del consigliere che mettono in luce, da un lato, le difficoltà in cui sono costretti ad operare gli amministratori pubblici quando si tratta della gestione dei beni confiscati e dall’altro le azioni criminali delle cosche le quali non si “arrendono” di fronte ai provvedimenti giudiziari che riguardano i loro patrimoni, illecitamente acquisiti, e che mirano a reimpiegarli con finalità sociali.