Conclusa nell’immobile confiscato ai Mancuso, oggi sede dell’Università intitolata a Rossella Casini. Morra: «Ora avvieremo le interlocuzioni con i ministeri»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Dal sopralluogo all’eterna incompiuta del Palazzo di Giustizia di Vibo, alla tappa nel feudo della consorteria ‘ndranghetista più potente d’Europa e del mondo. Dopo le audizioni di ieri, la seconda giornata della Commissione parlamentare antimafia nel Vibonese, tocca letteralmente con mano le ferite più sanguinose del territorio, dove la sete di giustizia si scontra con i ritardi e le inefficienze dell’apparato burocratico e dove crimini efferati, come gli omicidi Chindamo e Vinci, chiedono ancora verità.
Così il presidente dell’organismo bicamerale Nicola Morra, incontrando in località Montalto di Limbadi, teatro dell’aggressione e della sparizione di Maria Chindamo, il fratello dell’imprenditrice Vincenzo, ha richiamato il portato simbolico di quel cruento fatto di sangue. «La vicenda di Maria – ha detto – è tanto significativa a livello simbolico perché era una donna ed era una madre e noi dobbiamo far sapere, checché ne dica qualcuno, che le mafie e in particolare la ‘ndrangheta non hanno rispetto per nessuno, nemmeno per le donne e le madri di famiglia. Che sia chiaro questo: noi siamo qui ad investire soprattutto in trasformazione di mentalità».
Quindi la tappa all’Università della ricerca, della memoria e dell’impegno intitolata a Rossella Casini. L’incontro del senatore/presidente con Sara Scarpulla e Francesco Vinci, genitori di Matteo, dilaniato da un’autobomba nell’aprile del 2018. Anche per loro parole di conforto e sostegno. All’interno del grande immobile di Limbadi confiscato ai Mancuso, a seguire, le audizioni con i componenti del Comitato tecnico-scientifico dell’Università, che hanno chiesto sostegno per le attività tese – com’è stato detto – al risveglio delle coscienze.
«Per essere cittadini liberi e responsabili, che s’impegnano quotidianamente a fronteggiare e dire di “no” – ha dichiarato don Ennio Stamile, presidente della San Benedetto Abate nonché referente di Libera Calabria – ci vuole una coscienza critica che si può creare solo se si è disposti a formarsi».
Dal professor Nicola Fiorita, componente del Cts, la convinzione che «solo insieme, con l’Amministrazione di Limbadi e la Commissione antimafia, entrambe incontrate oggi per la prima volta, possiamo mettere in campo misure che trasformino questo luogo in luogo di ricerca e conoscenza della mafia. Un luogo in cui i giovani si formino su tutto quello che c’è prima e dopo il momento repressivo. Perché la mafia non si batte solo con gli arresti ma anche cambiando la cultura».
Dopo gli incontri, le ispezioni, le suggestioni di un territorio che invoca a gran voce legalità e presenza dello Stato, tocca ora alla politica il compito di tradurre gli impegni in risultati concreti. Così a tracciare un bilancio della due giorni vibonese dell’Antimafia è stata la deputata cinquestelle Dalila Nesci: «È stata – ha detto la parlamentare – una missione molto positiva di approfondimento che favorirà le interlocuzioni con i ministeri. Noi oggi abbiamo il compito di rendere operative le proposte analizzate e dare i giusti mezzi a tutte le energie che vanno sostenute nella nostra terra».