«Non condividiamo la scelta del Presidente della Regione Calabria Nino Spirlì di interrompere le attività didattiche in presenza nelle scuole calabresi». Lo affermano in una nota congiunta molti sindaci della città metropolitana di Reggio Calabria tra i quali i primi cittadini di Reggio Calabria, Monasterace, Santo Stefano, Roghudi, Bagaladi, Cardeto, Bova, Roccaforte, Cinquefrondi, Benestare, Palmi e Scilla.

«Il presidente – continua la nota - aveva annunciato nei giorni scorsi che avrebbe atteso i dati relativi alla diffusione dei contagi per decidere il da farsi. Ma i parametri diffusi nella giornata di ieri affermano che la Calabria si trova in zona gialla, con una delle densità di contagio più basse d’Italia. Non si capisce dunque perché effettuare una scelta in netta controtendenza rispetto ai parametri diffusi dalle autorità scientifiche che, seppur nella necessità di mantenere alta l’attenzione, non giustificano la decisione di interrompere le attività didattiche in presenza assunta dal Presidente Spirlì».

Secondo i primi cittadini firmatari, «la situazione attuale vedrebbe nella sostanza aperture generalizzate per quasi tutte le attività produttive, in virtù della zona gialla confermata dalle autorità scientifiche, e la chiusura delle scuole, decisa dall’ordinanza di Spirlì».

«Un controsenso – proseguono - che rischia peraltro di essere censurato dal Tar che, già più volte in passato, si è espresso nel merito di ricorsi presentati dai cittadini, affermando la necessità di motivare provvedimenti cosi drastici e generalizzati, con effetti sociali molto pesanti sulla quotidianità delle famiglie calabresi oltre che sui percorsi formativi e sullo sviluppo educativo dei nostri ragazzi».

«Alla luce di questo – concludono i sindaci – chiediamo al presidente Spirlì di ritirare la sua ordinanza di interruzione delle attività didattiche in presenza, uniformando la nostra regione alle condizioni definite dalle autorità scientifiche nazionali, evitando in questo modo di attendere che sia il Tar ad ordinare la riapertura delle scuole».